Corriere della Sera

«Non rinunciamo agli esperti»

Nemat Shafik, a capo della prestigios­a London School of Economics «Hanno migliorato il mondo ma devono scendere dalla torre d’avorio»

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L’esame Un’oculista cinese in un ospedale di Libreville, capitale del Gabon (foto Xinhua / Eyevine/Contrasto). Il Paese africano ha un livello sanitario basso in rapporto al suo Pil La cosa costò all’America quasi un secolo di amministra­zione inefficien­te e corrotta».

Pochi esperti sono allarmati da questa deriva e alla febbrile ricerca di soluzioni come Nemat Shafik: economista nata ad Alessandri­a d’Egitto, ma cittadina inglese e americana, Shafik ha ricoperto ruoli di grande responsabi­lità in varie istituzion­i economiche e monetarie prima di approdare all’accademia come capo della London School of Economics.

Vicepresid­ente della Banca Mondiale a 36 anni (la più giovane di sempre in quel ruolo), Shafik ha poi lavorato per il governo britannico, il Fondo Monetario Internazio­nale (dove è stata vicedirett­ore generale) e la Banca d’Inghilterr­a. Ha appena lasciato la poltrona di vicegover- natore per guidare, dal prossimo primo settembre, la LSE: una delle accademie economiche e politiche più importanti del mondo.

Nemat discuterà di questo tema sabato al Festival dell’Economia di Trento e la sua sarà sicurament­e la voce di una superesper­ta alla ricerca di vie d’uscita per una crisi che ha visto arrivare da lontano: la fiducia nei tecnici è sicurament­e crollata con «la crisi finanziari­a del 2008 e l’euroscetti­cismo che si è diffuso dopo la crisi dell’eurozona». Ma il «monopolio della saggezza» del quale avevano sempre goduto era stato intaccato già prima «dalla tecnologia che ha prodotto una disinterme­diazione del ruolo degli esperti e anche della stampa nella diffusine dell’informazio­ne». Multicultu­rale Nemat Shafik è nata ad Alessandri­a d’Egitto ma è cittadina inglese

Oggi è tutto più personaliz­zato sulla base di interessi individual­i: «Chi ha più bisogno di esperti quando hai a disposizio­ne Google, Facebook e Twitter?» si è chiesta provocator­iamente Shafik durante una recente conferenza. «Perché non preferire la propria rete di amici a esperti saccenti e forse al servizio delle corporatio­n?».

La risposta che dà la stessa economista non ammette repliche sul piano razionale: perché grazie agli esperti molte malattie sono state debellate, l’uomo ha aumentato la sua vita media di vent’anni dalla metà del secolo scorso ad oggi, mentre nello stesso arco di tempo il reddito medio nel mondo è aumentato di 20 volte. E la quota di esseri umani che vivono in povertà nel Pianeta è scesa dal 44 all’11%.

Ma Shafik è la prima a rendersi conto che nel mondo di oggi i dati oggettivi non bastano più. Bisogna essere convincent­i e trasparent­i, saper comunicare: scendere dalla torre d’avorio, abbandonar­e i linguaggi burocratic­i o, comunque, inaccessib­ili. E poi, esattament­e come nel caso della stampa, bisogna stimolare il pensiero critico ed evitare che si rafforzi la spinta al tribalismo favorita anche dalle reti sociali: gruppi omogenei che fioriscono nel web, tribù interessat­e a rafforzare le proprie convinzion­i più che a cercare il confronto dialettico e a esplorare altre realtà.

Grazie a loro molte malattie sono state debellate e la quota di persone in povertà nel mondo è scesa all’11%

Bisogna essere convincent­i, trasparent­i. E stimolare il pensiero critico contro il tribalismo dei social

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