Corriere della Sera

La diretta

- Chiara Maffiolett­i

È successo anche a lei?

«A me no, anche se mi piace giocare per vincere».

Al di là della Partita del cuore, sempre più spesso i confini tra spettacolo e sport sono meno netti, non è così?

«Assolutame­nte. Una volta i calciatori li vedevi sulle figurine e sentivi pronunciar­e i loro nomi solo dai telecronis­ti, nemmeno sapevi come parlavano. Ora il calcio si è senza

Il 30 maggio, in prima serata su Rai1 andrà in onda la Partita del cuore (in campo anche Massimilia­no Allegri, foto) il cui incasso andrà alla Fondazione Piemontese per la ricerca sul cancro e Telethon

Donazioni al numero 45540. Gli ultimi biglietti sono su listicket.com

calciatore?

«Quale bambino non l’ha sognato? Ho sempre giocato a calcio ma, dovendo scegliere, avrei voluto diventare un tennista profession­ista».

Come si entra a far parte della Nazionale Cantanti?

«C’è il fattore popolarità ma conta anche come giochi a calcio. Se sei molto noto ma scarso puoi essere convocato. Però funziona anche al contrario: magari non sei famosissim­o ma bravo e va bene lo stesso».

Uno bravo e famoso?

«Luca Barbarossa: è quello che ha fatto più gol di tutti».

Chi non viene convocato come la prende?

«Essere convocati fa piacere a tutti. Poi mi è anche capitato di stare in panchina... da qualche anno no, per fortuna».

Se potesse convocare lei qualcuno, invece?

«Platini. Gli porterei anche l’acqua, l’asciugaman­o, l’aiuterei a tamponarsi la fronte... Però una volta, in una di queste partite, ho giocato contro Zidane e alla fine ci siamo anche scambiati la maglia».

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