Corriere della Sera

Corri, Tom, corri Tra gol e autogol resti il favorito

- Di Paolo Tomaselli

Corri, Tom, corri. Con la sua ingenuità vagamente maldestra stile Forrest Gump — su e giù dalla bicicletta — Tom Dumoulin è la vera anima di questo Giro 100, che a due tappe dalla fine si trova con ben 4 corridori racchiusi in 53’’. E per questo, comunque vada, va ringraziat­o, senza ironia: in mezzo a corridori sempre più radiocoman­dati e dipendenti dal computer di bordo, uno così è capace nel bene e nel male di tenere sempre accesa la corsa. Come Nibali, che sul Grappa ha bei ricordi e oggi proverà l’ultimo disperato assalto. E il contrario del pompiere Quintana, che la maglia rosa l’ha rimessa ieri, strappando­la proprio all’olandesone. Ma Dumoulin è ancora il principale favorito, perché i 30 chilometri a crono da Monza a Piazza Duomo gli lasciano un margine teorico di circa 90 secondi sul colombiano. Il problema è proprio questo: il destino è nelle sue mani e il rischio che Tom non sappia bene come maneggiarl­o, come due anni fa alla Vuelta persa all’ultimo giorno contro Aru, è concreto. L’olandese ha dato spettacolo, ha fatto e disfatto, ha attaccato pesantemen­te a parole due corridori più esperti e vincenti come Quintana e Nibali. E poi si è difeso come un leone, anche dopo il pit stop col doppio Stelvio sullo stomaco. Fino al parziale cedimento di ieri, dovuto alla più grave delle ingenuità: come possa una maglia rosa correre nel fondo del gruppo con mezza squadra davanti a forzare l’andatura in discesa, resta un mistero. O un esempio di superficia­lità (mista a presunzion­e?) davvero rara a questi livelli. Come un portiere che rinvia la palla nella propria porta: un autogol clamoroso. Tom, nella sua solitudine, poi ha resistito e ricucito lo strappo alla tela rosa, cedendo solo nella salita finale. E rimanendo ancora pienamente in corsa. Ci sarà il lieto fine per lui? La logica dice dì sì. Non solo per la crono di domani, ma anche perché ad Asiago si arriva dopo un lungo falsopiano. Cima Grappa oggi svetta a 68 chilometri dal traguardo. Ma la salita, durissima soprattutt­o all’inizio, e la picchiata successiva, sono lì apposta. Per stuzzicare la follia. Di Nibali. Di Pinot. Anche di Quintana? Non esageriamo. Le imprese di «Forrest» Dumoulin probabilme­nte non si spingono a tanto.

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