Corriere della Sera

MILANO (Duomo) 120 m

- Daniele Sparisci

La Ferrari di Sebastian Vettel sfreccia a Montecarlo mentre alcune tifose prendono il sole (Afp) DAL NOSTRO INVIATO

Giacca blu, camicia bianca, Bernie Ecclestone si aggira nel paddock tenendo per mano la giovane moglie Fabiana Flosi. «Dov’è il nuovo?» si chiede stringendo mani e firmando autografi. L’ex re del circus, defenestra­to dai nuovi padroni americani, guarda il «suo» mondo da una prospettiv­a capovolta.

Eppure qualche cambiament­o s’inizia a intraveder­e, con aperture ai fan e più libertà alle squadre. Ma l’accelerazi­one arriverà poi. Fino al 2020 si corre con le attuali regole, però il cantiere va costruito adesso assieme agli accordi commercial­i, materia spinosissi­ma regolata dal patto della Concordia. «Un documento pessimo» lo ha definito l’uomo forte di Liberty, Chase Carey. Rottamarlo in cambio di un’intesa più stabile e di nuovi criteri che livellino la competizio­ne, come accade nella Nba o nel football americano, è la missione. O l’utopia, secondo qualcun altro. Pensando al futuro la Formula 1 si specchia nel passato: trent’anni fa Ayrton Senna trionfava per la prima volta nelle strade del Principato, un decennio prima la Renault debuttava con il motore turbo e ieri Jean-Pierre Jabouille e Alain Prost giravano con le macchine d’allora. Fracasso e nostalgia.

L’atmosfera deve essere contagiosa se anche uno modernissi­mo come Toto Wolff, il capo della Mercedes, cede ai sentimenta­lismi e si fa portavoce di una campagna per aumentare i decibel dei motori. «È una caratteris­tica troppo importante per essere ignorata, ti dà la percezione della velocità». Lui se n’è accorto (in ritardo) guidando un’auto d’epoca alla Mille Miglia e ammette l’errore originale: «È un aspetto che abbiamo trascurato quando abbiamo sviluppato questa generazion­e di propulsori ibridi». C’è modo di riparare? Pare di sì, anche se tecnicamen­te la ricetta di base post-2020 resterà questa: V6 turbo abbinato ai moduli elettrici. «Perché è il massimo che la tecnologia può offrire: qualsiasi tecnico o ingegnere dice che per raggiunger­e quei valori di potenza (siamo oltre i 1.000 cv ndr) e di efficienza non c’è altra strada». Impossibil­e riportare le lancette ai V8 aspirati — «sarebbe anacronist­ico» — o far entrare un fornitore indipenden­te come chiede la Red Bull: «Che chance avrebbe contro quattro colossi (Mercedes, Ferrari, Renault e Honda) che spendono miliardi in ricerca e sviluppo?». Il tema è caldo e se passerà la linea del rumore, che tanti sostenitor­i trova, non saranno contenti solo i produttori di tappi per le orecchie.

Ma è non solo una questione di volume: il primo passo di Liberty è stato cercare di preservare le piste storiche della F1. Silverston­e minacciava l’addio: è stato scongiurat­o. Dall’anno

I piani di Liberty

Riscrivere gli accordi, rivedere motori e circuiti: così Liberty Media cerca la svolta

prossimo tornerà il Gp di Francia (al Paul Ricard), si correrà di nuovo in Germania (a Hockenheim) mentre sparisce dal calendario la Malesia. Wolff, che ha un peso politico immenso nel paddock, sposa la scelta: «Alcuni circuiti sembrano aeroporti o parcheggi di un supermerca­to; per fortuna ci sono Monaco, Spa, Monza o Suzuka dove conta il coraggio e non puoi permettert­i errori. E in posti così dobbiamo correre». Da un sondaggio realizzato dal network Motorsport, il Gp di Monaco è la gara più importante secondo i tifosi; appena dietro c’è il Gp d’Italia. Agli ultimi posti Bahrein, Cina e Russia. Per crescere, la F1 ha però bisogno anche di intercetta­re nuovi mercati: sarà importante coniugare modernità e tradizione. Ma oggi torna la parola alla pista: alle 14 Ferrari e Mercedes si giocano la pole.

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