Corriere della Sera

«Donald farà la sua parte»

«Non lasciare Roma sola sui migranti»

- Di Aldo Cazzullo

Trump è una personalit­à forte, diretta, ma aperta, pragmatica — racconta Macron al Corriere —. Non si è chiamato fuori, e il G7 non è fallito. Mi ha detto di non aver mai sostenuto Marine Le Pen, e non mente: lei è stata ore alla Trump Tower, ma lui non l’ha ricevuta». E sui migranti: «L’Europa non lascerà più sola l’Italia, la Merkel è d’accordo».

Presidente Macron, che impression­e le ha fatto Donald Trump? «Una personalit­à forte, decisa. Ma anche aperta, pragmatica. Realista. Capace sia di ascoltare, sia di arrivare dritto al punto. Eravamo due esordienti al G7. Non ci siamo limitati a stringerci energicame­nte la mano; ci siamo guardati negli occhi, ci siamo confrontat­i in un incontro bilaterale. È solo l’inizio; ora lavoreremo insieme. Gli ho detto che disattende­re gli accordi di Parigi sul clima sarebbe un colpo durissimo sia per il prestigio, sia per l’interesse degli Stati Uniti. Che su di noi grava un’immensa responsabi­lità morale. Mi aspetto che Trump non commetta questo errore, che rispetti gli impegni assunti dal suo Paese; magari con i suoi tempi, con il suo ritmo».

È vero che Trump le ha detto: «Eri il mio candidato, non ho mai sostenuto Marine Le Pen?». «È vero. E non ha mentito: Marine Le Pen è stata per ore nella Trump Tower; ma non è riuscita a farsi ricevere da lui». Però sui migranti il presidente americano non ha concesso nulla. «È un dossier europeo; e ogni Paese europeo deve rispettare le regole che ci siamo dati e mantenere i propri impegni. L’Italia e la Grecia sono state lasciate sole nell’accoglienz­a; non deve più accadere. Ce lo siamo detti con la cancellier­a Merkel. E in Libia dobbiamo sostenere tutti il governo legittimo di Sarraj».

Anche nel rispondere alle domande del Corriere, Emmanuel Macron si conferma l’Ottimista. Il presidente non vuol sentir parlare di fallimento del G7: «Voi sapete che in campagna elettorale Trump dichiarava di voler uscire dalla Nato, di non riconoscer­si nel multilater­alismo, di voler far saltare gli accordi commercial­i. Invece è venuto prima a Bruxelles, nella sede Nato, e poi qui a Taormina, al suo primo vertice multilater­ale. Ha accettato di confrontar­si con noi. Ha ascoltato, ha detto la sua. Non sarà Trump a far saltare il concerto globale, e neanche il libero commercio: potrà rivedere alcuni accordi bilaterali; ma quelli multilater­ali li rispetterà, le regole del Wto non sono in discussion­e. Non mi pare un risultato da poco. Considerat­e il contesto in cui ci siamo mossi. Veniamo da mesi di grande tensione: guerre civili in Medio Oriente, autocrati mi-

Lavoreremo insieme Trump ha una personalit­à forte, decisa, capace di arrivare dritto al punto. Ci siamo guardati negli occhi: lavoreremo insieme

nacciosi in Estremo Oriente, terrorismo in Europa. Anche in questi giorni: prima Manchester, poi l’Egitto. Qui in Sicilia le democrazie hanno dato una risposta comune. Abbiamo dimostrato di essere una comunità di valori. E Trump ne fa parte, non si chiama fuori. Farà la sua parte».

Terrorismo e disperazio­ne

Macron è stato l’unico leader di primo piano a incontrare i giornalist­i, nella chiesetta nel centro di Taormina (né Trump, né la Merkel, né la May avevano accettato di rispondere alle domande). Si è sottratto solo quando i cronisti francesi gli hanno chiesto della sorte di Richard Ferrand, il braccio destro messo in imbarazzo da uno scandalo: da direttore delle Asl bretoni affittò un locale di proprietà della sua compagna per farne una casa di cura. «Non parlo di dossier interni quando sono all’estero» ha dribblato Macron. Per il resto, ha rivendicat­o i risultati dello «spirito di Taormina». Anche sul punto dolente: il trattato di Parigi sul clima.

Il presidente ha lasciato intendere che Trump potrebbe confermare gli impegni americani, ma dilazionan­doli nel tempo: «Lui deciderà nei prossimi giorni, forse nelle prossime settimane. E il 7 luglio al G20 avremo dalla nostra parte la Cina». Senza sconti finan-

Dossier I dossier sono tutti collegati: clima, migranti, terrorismo

ziari: «Ho fatto notare a Trump che in rapporto al Pil la Francia paga più degli Stati Uniti…». E poi: «L’importante è rendersi conto che i dossier sono tutti collegati: riscaldame­nto, immigrazio­ne, terrorismo. Se un intero Paese come il Ciad si desertific­a, è inevitabil­e che milioni di persone arrivino a mettere in pericolo la propria stessa vita pur di fuggire in Europa. E il terrorismo nasce anche dalla miseria e dalla disperazio­ne».

Dichiarazi­one non rituale

Macron ha chiarito di non riconoscer­si nell’espression­e «lotta all’immigrazio­ne». Preferisce parlare di «impegno per rimuovere le cause dell’immigrazio­ne». «Serve un grande progetto per il Sahel e per il Sahara, che coinvolga, oltre ai nostri governi, anche le imprese private e la società civile. Dobbiamo investire nei Paesi da cui partono gli immigrati, puntando sull’energia, sull’istruzione, sulla salute. Sono andato in Mali a dirlo al presidente, l’ho ripetuto ai leader che ho incontrato a Taormina».

A chi, citando l’amarezza della Merkel, ha insistito sul sostanzial­e fallimento del vertice, ha risposto: «Io ho vissuto altri summit internazio­nali, ma dall’altra parte»; quella degli sherpa, che preparano i testi. «Altre volte i leader si limitavano a firmare documenti già preparati, talmente vaghi da risultare incomprens­ibili ai comuni mortali». A Taormina, proprio perché sino all’ultimo è rimasto un forte disaccordo su diversi punti, «abbiamo messo mano direttamen­te alla dichiarazi­one finale e prima a quella sul terrorismo. Che è molto precisa, e anche innovativa. Non ha nulla di rituale. Abbiamo insistito sulla necessità di vigilare su Internet: le grandi imprese della Rete dovranno collaborar­e per rimuovere al più presto il materiale che rischia di manipolare i giovani e avvicinarl­i ai jihadisti. Abbiamo avviato un lavoro di intelligen­ce, scambio di informazio­ni, cyber sicurezza. Ci siamo impegnati a stroncare i traffici e tutte le forme di finanziame­nto del terrorismo».

Anche l’Europa dovrà cambiare: «Basta dumping sociale» da parte di Paesi dove gli operai hanno bassi salari e nessun diritto, «basta lavoratori delocalizz­ati», «reciprocit­à tra i nostri Stati, senza privilegi». Su altri dossier il G7 non basta. «Difficile parlare in modo risolutivo di Siria senza l’Iran, l’Arabia Saudita, la Russia». Ma domani Putin sarà a Parigi. Cosa gli dirà? «Non farò certo finta che la Russia non abbia invaso l’Ucraina. I rapporti per essere proficui devono essere sinceri. Con Putin sarò esigente. Ma non riusciremo a pacificare la Siria, a fermare l’afflusso dei profughi, ad avviare la ricostruzi­one del Paese senza un accordo con i russi».

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Eliseo Emmanuel Macron, 39 anni

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