Montecarlo, sogno rosso
Centoventotto gare a domandarsi dov’era finito l’ultimo campione del mondo in Ferrari. La risposta è arrivata nove anni dopo sulla pista più infida del mondo. Fra monosillabi e lunghi silenzi Kimi Raikkonen zittisce tutti: inseguiva quella pole dal Gp di Francia del 2008, l’ha costruita giro dopo giro fra i marciapiedi del Principato sgretolando le certezze della Mercedes di poter recuperare e sfruttando le sbavature del compagno. Sebastian Vettel ha smarrito la prima casella per 43 millesimi con un lungo alla Loews dove ha spinto troppo, errore fotocopia di un tentativo precedente. Ha la faccia spenta, prenderle da un avversario fa male — diceva Lauda — dal tuo vicino di garage ancora di più.
Iceman, invece, è vivo e lotta fra noi. Non è cambiato neanche da primo della classe: occhiali scuri, allergico ai dialoghi, l’espressione di chi è tornato da un pomeriggio al centro commerciale, frasi alla Boskov: «È il posto migliore per partire». I pochi che riescono a bucare la cortina di timidezza raccontano di un quasi trentottenne (diventato da poco papà per la seconda volta) felice come un bambino, nonostante sia il più «anziano»
in griglia. Esaltato dall’impresa, convinto di poter portare la nave rossa verso un porto sicuro dove la Ferrari non attracca dal 2001 (ultima vittoria a Monaco con Michael Schumacher).
Se c’era bisogno di un’ulteriore conferma della forza del
Brividi al via Kimi: «Al via sapremo come comportarci» Seb: «Conosciamo tutto della prima curva»
Cavallino, e delle qualità tecniche della SF70H, eccola. Prima fila monocolore, come in Russia un mese fa, anche José Mourinho, fra i vip invitati dalla Fom, si è goduto lo spettacolo. E stavolta sprecarla sarebbe un suicidio.
Hamilton, irriconoscibile, è finito su «Chi l’ha visto»: doveva raggiungere il record di pole di Senna (65), ha collezionato solo figuracce e scatta tredicesimo, da Ventimiglia. Fuori dai top 10, sfavorito dall’incidente di Stoffel Vandoorne al termine del Q2, è un uomo distrutto: «Un risultato devastante, non riuscivo a guidare. Era come se si fosse rotto qualcosa». I tecnici della Mercedes non si spiegano i motivi di una caduta così fragorosa e il mistero s’infittisce guardando Iceman II. All’anagrafe Valtteri Bottas, il gregario che ha alleggerito un week end disastroso superando le debolezze di una monoposto, la W08, in grande sofferenza fra i tornantini fin dalle prime uscite. Il gap infinitesimale — due millesimi — fra il finlandese e Vettel è un monito da non sottovalutare. Ci proverà nel budello della Santa Devota, come ha già fatto a Sochi.
La Ferrari però deve avere paura solo di se stessa: la macchina firmata dalla coop di Maurizio Arrivabene & Mattia Binotto ha impressionato per la facilità con cui inanella giri veloci. Il segreto non è solo nella bontà progettuale, ma nel riuscire a trovare subito l’assetto che permette a Seb e a Kimi di raggiungere il limite in tempi brevissimi. Dietro ci sono un gran lavoro d’equipe fra il garage in pista e quello virtuale a Maranello. Oggi però contano anche altre scelte: al muretto ragioneranno in ottica Mondiale per consolidare la leadership di Vettel, ora a + 6 su Hamilton? O liberi tutti? Ufficialmente buona la seconda, anche perché gli ordini di scuderia fanno venire l’orticaria a qualsiasi pilota, figurarsi a due campioni del mondo. Kimi: «Sappiamo come comportarci. Seguiamo certe regole e ci rispettiamo, ma possiamo anche lottare. Dobbiamo farlo in modo corretto e senza buttarci fuori. Non sarà diverso da altre volte». Sebastian: «Sappiamo cosa ci aspetta alla prima curva, è un bel po’ che siamo compagni di squadra, ma siamo anche qui per gareggiare». E battaglia sia.