La storia di Paola con un finale ancora da scrivere
Premetto che questa, purtroppo, è una storia vera, triste, per la quale però vorrei sperare un finale diverso. La mia amica Paola ha i capelli rossi, un po’ slavati dagli anni e le punte marroni. Il viso è gioioso, placido, ma chi è davvero lo si capisce dal volto pieno di cicatrici causate dalle botte inferte da suo marito. Paola un giovedì è andata in ospedale con un cacciavite nella schiena, ha dichiarato false generalità e simulato un incidente: «Stavo riparando una presa elettrica quando ho avuto un giramento di testa e sono caduta dalle scale, il cacciavite mi è scappato di mano ed è andato a terra più veloce di me e così me lo sono ritrovato sulla schiena». Dopo varie segnalazioni, finalmente, sono intervenuti, carabinieri, procura e servizi sociali. È stata ammessa in una comunità protetta con i suoi tre figli, ma qualche giorno fa ha deciso di tornare indietro. Ha lasciato i figli alle spalle e da sola si è incamminata verso un destino in cui il dolore non sembra finire.
Ma l’isolamento in cui si è chiusa è un destino da cui non si può uscire così semplicemente «perché si sono aperte altre porte». Per vedere un futuro nuovo, bisogna prima poterselo immaginare. Per esprimersi e farsi capire, occorre avere le parole per dar voce al cuore. Paola, noi siamo qui per potertele dare. Ogni domenica pubblichiamo il racconto breve — reale o di fantasia — scritto da un lettore