Corriere della Sera

Kimi diviso tra sé e la ragion di Stato

- Di Giorgio Terruzzi

Ha smentito proprio tutti. Vettel, cupo e spiazzato da un compagno che di solito mette dietro; chi su Vettel in pole puntava deciso, dopo averlo visto stabilment­e davanti nelle libere. Per non parlare di Enzo Ferrari: «Un pilota perde un secondo per ogni figlio che gli nasce». Macché. Kimi Raikkonen, padre per la seconda volta da pochi giorni, si è messo ad andare forte. Più di chiunque altro. Il che spalanca una serie di temi delicati. Il primo riguarda proprio questo finlandese capace di trattare e di maltrattar­e il proprio talento con modalità misteriose. Picchi assoluti e poi tonfi, abulie. Abbastanza da rendere più arduo del solito il pronostico. Kimi è alle prese con un sogno dolce e forse inatteso: vincere a Monaco, alle soglie dei 38 anni, vincere magari per l’ultima volta, dove vinse nel 2005. McLaren allora; Ferrari ora. Due parentesi d’oro per racchiuder­e una carriera lunga e felice. Il suo contratto è in scadenza. Il rinnovo è a rischio. Mentre Vettel ha a che fare con ambizioni simili, persino più autorevoli, pensando al Mondiale. Deve fare punti, farne tanti, consideran­do l’occasione offerta da Hamilton, al via dai bassifondi del Principato. Dunque, abbiamo una ragione di squadra, un gran premio che tocca un duplice destino. I cui nodi attraverse­ranno l’anima, le mani, il piede destro di Kimi in un attimo, tra il semaforo e l’imbuto di Sante Devote.

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