Kimi diviso tra sé e la ragion di Stato
Ha smentito proprio tutti. Vettel, cupo e spiazzato da un compagno che di solito mette dietro; chi su Vettel in pole puntava deciso, dopo averlo visto stabilmente davanti nelle libere. Per non parlare di Enzo Ferrari: «Un pilota perde un secondo per ogni figlio che gli nasce». Macché. Kimi Raikkonen, padre per la seconda volta da pochi giorni, si è messo ad andare forte. Più di chiunque altro. Il che spalanca una serie di temi delicati. Il primo riguarda proprio questo finlandese capace di trattare e di maltrattare il proprio talento con modalità misteriose. Picchi assoluti e poi tonfi, abulie. Abbastanza da rendere più arduo del solito il pronostico. Kimi è alle prese con un sogno dolce e forse inatteso: vincere a Monaco, alle soglie dei 38 anni, vincere magari per l’ultima volta, dove vinse nel 2005. McLaren allora; Ferrari ora. Due parentesi d’oro per racchiudere una carriera lunga e felice. Il suo contratto è in scadenza. Il rinnovo è a rischio. Mentre Vettel ha a che fare con ambizioni simili, persino più autorevoli, pensando al Mondiale. Deve fare punti, farne tanti, considerando l’occasione offerta da Hamilton, al via dai bassifondi del Principato. Dunque, abbiamo una ragione di squadra, un gran premio che tocca un duplice destino. I cui nodi attraverseranno l’anima, le mani, il piede destro di Kimi in un attimo, tra il semaforo e l’imbuto di Sante Devote.