«Djokovic sta tornando in carreggiata Solo lui può domare Nadal a Parigi»
«Agassi farà bene a Nole, non capisco la lunga crisi di Murray, seguo Zverev da sempre»
A conquistare il Roland Garros è andato vicino tre volte. Non l’ha mai vinto. Però ha dato del tu agli Slam (ne ha vinti 6, il primo a 17 anni), però ha allenato Djokovic, quello vero. Però è Boris Becker.
Boris, chi espugnerà Parigi?
«Nadal, il favorito. Vi siete sperticati in lodi a Federer, e a ragione. Ma pochi hanno notato che Rafa era in finale a Melbourne e Miami: ha giocato alla grande su una superficie che non è la sua. Sulla terra fin qui è stato straordinario: ha vinto tutto tranne Roma».
E Djokovic, campione in carica?
«Agli Internazionali d’Italia ho visto scintille del vecchio Djoker. Se qualcuno ha una chance di battere Nadal, quello è Nole. Il vecchio Nole, però. Quello che in un giorno ispirato può fare tutto».
Perché si è perso dopo Parigi 2016?
«L’ho visto vincere il Roland Garros, realizzando un sogno. Quando ci siamo ritrovati sull’erba, ho notato subito che qualcosa era cambiato. Novak non era più il giocatore che avevo lasciato a Parigi. Una sensazione impalpabile, eppure netta. Ho conosciuto anch’io Decima Nadal e Djokovic: a Parigi lo spagnolo ha vinto 9 volte, il croato una (Action Images) l’appagamento. È normale, umano. Sta stornando in carreggiata più lentamente di quanto pensavo, ma presto sarà sugli antichi livelli».
Qual è il ruolo del guru Pepe Imaz?
«Con Nole avevamo un codice d’onore e non intendo romperlo».
Anche Murray, da n.1, è in crisi.
«Per due stagioni è stato strepitoso, quest’anno è un altro giocatore. Mi piace Andy, mi piace il suo staff: quello che vedo in campo non mi piace. Non mi ricordo, nella storia recente, un n.1 che abbia avuto un periodo negativo così lungo. Davvero non capisco».
La Next Generation avanza. C’è già qualcuno da Slam?
«Zverev, Kyrgios e Thiem hanno le qualità. Già quest’anno? Non lo so. Le giovani pistole contro l’establishment sarà un duello appassionante da seguire».
Fa bene Federer a saltare Parigi?
«Se fossi il suo coach, glielo avrei consigliato. È ancora il migliore a 35 anni: si prenda tempo per recuperare, centellini le uscite e si concentri su Wimbledon. Ben fatto, dunque».
Fognini neo-papà: una motivazione in più o una distrazione?
«Innanzitutto Fabio è un amico. Sono stato al suo matrimonio con Flavia in Puglia e la ricordo come una giornata bellissima. Penso che Fabio sia fortissimo sulla terra anche se, per qualche motivo, spesso ha giocato meglio sul veloce. Ha fatto sputare sangue a Rafa a Madrid e battuto Murray a Roma. Credo che a Parigi, fresco di paternità, Fabio possa fare bene».
Quando è stato più vicino a vincere Parigi, Boris?
«L’anno in cui ho perso da Edberg in semifinale».