Assistenza garantita in meno di sette giorni
Aquali centri rivolgersi per chiedere aiuto? Che tipo di assistenza si trova? È gratuita o si paga? Per la prima volta nel nostro Paese sono state censite le strutture pubbliche e private che curano il disturbo da gioco d’azzardo e i servizi che offrono. All’indagine, realizzata dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità, col supporto finanziario del Ministero della Salute, hanno partecipato 184 SerT/SerD (Servizi pubblici per le Tossicodipendenze e per le Dipendenze) nell’ambito del Servizio sanitario nazionale e 95 centri del privato sociale che prevedono attività cliniche specifiche per il gioco di azzardo. Complessivamente, dall’inizio della loro attività, queste strutture si sono occupate di circa 24 mila persone (si veda l’infografica).
A giocare d’azzardo in modo patologico sono soprattutto i maschi tra i 40 e i 50 anni. Gli utenti si rivolgono al SerD principalmente su indicazione dei familiari o volontariamente, in un caso su tre perché lo consiglia il medico di base. L’accesso ai centri del privato sociale avviene più spesso in modo volontario.
Secondo l’indagine, non si deve aspettare molto per poter accedere al servizio: circa il 60% dei SerD e l’80% delle strutture del privato sociale riferiscono che i tempi di attesa sono inferiori a una settimana.
Nelle strutture pubbliche le prestazioni sono quasi sempre gratuite, solo nel 2% dei casi si paga un ticket. Nel privato un centro su quattro offre cure gratuite, mentre gli altri prevedono modalità di pagamento sotto forma di ticket, di quota associativa o di retta mensile.
Nella quasi totalità dei SerD e in tre quarti delle strutture del privato sociale la diagnosi di disturbo da gioco d’azzardo viene definita in base ai criteri del DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali).
Ma quali sono i trattamenti offerti per aiutare gli utenti a superare la dipendenza dal gioco? Dalle risposte dei centri che hanno partecipato all’indagine risulta che gli interventi più spesso attuati sono i colloqui individuali, la psicoterapia e, in misura inferiore, le terapie familiari e di coppia.
Nelle strutture del privato sociale si aggiunge con maggior frequenza l’intervento riabilitativo/educativo e il gruppo psico-educativo. Alcuni centri, sia pubblici che privati, prevedono anche una consulenza legale e finanziaria.
In genere, nei SerD gli utenti sono presi in carico da equipe composte soprattutto da medici, psicologi e assistenti sociali, mentre l’infermiere dedicato è presente solo nel 7% delle strutture. Nei centri privati di solito sono presenti uno psicologo e un educatore, spesso manca il medico. Nella maggior parte dei casi è prevista una fase di controllo nel tempo per valutare l’esito delle cure, fino a due anni dopo la fine del trattamento.
Circa il 70% dei SerD e il 60% dei centri privati svolgono anche attività di prevenzione.
In base alle informazioni raccolte nel corso dell’indagine, il Centro Nazionale Dipendenze e Doping ha messo a punto anche una prima guida pratica per i cittadini sulle prestazioni offerte dal Servizio sanitario per il trattamento del disturbo da gioco d’azzardo. La mappatura, relativa all’anno 2016, non è esaustiva dell’offerta nazionale poiché non tutti i centri contattati hanno risposto alla rilevazione.
Per adesso sono disponibili online, sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità, le informazioni relative a 190 Servizi per le Dipendenze presenti su tutto il territorio, ma è in corso un continuo aggiornamento con la verifica delle informazioni in possesso dei centri già censiti e l’inclusione nell’elenco di nuove strutture che inseriscono tra le proprie attività anche il trattamento del disturbo da gioco d’azzardo.
Quasi tutte le strutture pubbliche e private, censite dall’Istituto Superiore di Sanità, prevedono una valutazione sociale dei pazienti fatta in base a indicatori quali relazioni familiari, occupazione, stato patrimoniale, presenza di debiti con banche o finanziarie, reati successivi all’inizio del gioco d’azzardo. In 8 SerD su 10 viene fatta anche una valutazione medica