La sfida di Merkel a Trump
«L’Europa prenda il destino nelle proprie mani, non possiamo più fidarci degli altri»
«I tempi in cui potevamo fare pienamente affidamento sugli altri sono passati da un bel pezzo, questo l’ho capito negli ultimi giorni. Noi europei dobbiamo prendere il nostro destino nelle nostre mani». All’indomani del G7 di Taormina Angela Merkel commenta con parole decise la due giorni di un summit che non ha trovato l’accordo su temi cruciali come il clima, per l’opposizione del presidente Usa Donald Trump. Merkel — a un comizio in Baviera — ha sollecitato i Paesi europei ad unirsi di fronte alle nuove ed emergenti politiche di divergenza con gli Stati Uniti, di fronte alla Brexit e alle altre sfide globali.
Dopo il G7 di Taormina e il confronto con Donald Trump, Angela Merkel ha annunciato ieri la svolta. Sua ma che interessa tutta la Ue e oltre. L’Europa è da sola e deve prendere in mano il proprio futuro, ha detto. E ha messo Stati Uniti e Gran Bretagna sullo stesso piano di altri vicini, precisamente la Russia. Non ci si può affidare a essi. Una presa di distanza da quell’atlantismo che ha caratterizzato la Germania praticamente per tutto il Dopoguerra. Un cambio di paradigma che non è improvviso: anzi, è pronto dal giorno dell’elezione di Emmanuel Macron in Francia. E ha già un programma che prenderà corpo nei prossimi mesi.
La cancelliera parlava a Monaco, in campagna elettorale, sotto un tendone tra boccali di birra. «I tempi in cui potevamo contare pienamente su altri sono in una certa misura finiti, come ho sperimentato nei giorni scorsi — ha detto —. Noi europei dobbiamo veramente prendere il nostro destino nelle nostre mani». Di più: «Naturalmente dobbiamo avere relazioni amichevoli con gli Stati Uniti e il Regno Unito e con altri vicini, inclusa la Russia». Ciò nonostante, «dobbiamo essere noi stessi a combattere per il nostro futuro». Poi ha definito l’Unione Europea «un tesoro» e ha citato Macron.
In questi termini, Merkel non si era mai espressa. L’irritazione nei confronti di Trump a Taormina e per l’attacco del presidente americano alla Germania e alle sue esportazioni di auto sono state le occasioni che probabilmente aspettava per mettere in pubblico la svolta, che non è ancora una piena dottrina dell’Europa nel mondo disordinato ma è un primo passo.
Succede che dopo le elezioni francesi — evitata la vittoria di Marine Le Pen — la cancelliera ha valutato che si potevano e si dovevano affrontare Trump e la Brexit in modo netto. Ha indurito parole e atti con Londra. Ha accolto a braccia aperte Macron per rafforzare la relazione tra Berlino e Parigi. Ha esplicitato una serie di nuovi obiettivi europei, su migranti, difesa ed economia, nuovi per il suo governo. E ieri ha annunciato la presa di distanza dagli anglosassoni: una constatazione della nuova realtà che però mette l’intera Ue di fronte alle sue forze e alle sue debolezze, probabilmente convinta che Trump sia incapace di dividere gli europei e che Theresa May possa essere controllata.
Le linee di programma sulle quali Merkel intende condurre il rilancio di Ue ed eurozona, anticipate a puntate nei giorni precedenti, sono state riassunte ieri dalla Frankfurter Allgemeine am Sontag (Fas). Sui migranti, stabilizzare la Libia, perché per fare un accordo tipo quello firmato dalla Ue con la Turchia occorrono uno Stato e un governo a Tripoli. Sulla Difesa, più investimenti; integrazione tra pezzi di eserciti, come sta già succedendo con la Bundeswehr che ha incorporato due brigate olandesi e ne sta incorporando una rumena e una ceca, e aperture a Francia e a Polonia. Sull’economia, un bilancio comune e un ministro delle Finanze dell’eurozona; da finanziare o con tasse (sulle transazioni finanziarie e con prelievi sulle Iva nazionali) o con la possibilità di emettere bond dell’eurozona, qualcosa di diverso dagli Eurobond ma non si sa ancora in che senso. Il tutto da raggiungere o con accordi tra Paesi o addirittura modificando i trattati europei, strada non breve e non facile. Le misure economiche saranno presentate dai ministri delle Finanze tedesco e francese, Wolfgang Schäuble e Bruno Le Maire, in luglio a un vertice tra i governi di Berlino e Parigi. La Fas sostiene che saranno meglio accettate in Germania se prenderà piede l’idea che il prossimo presidente della Bce, al posto di Mario Draghi dal novembre 2019, sia il tedesco Jens Weidmann. Merkel all’attacco, un cambio di stagione di grande portata.