Corriere della Sera

Doppietta Ferrari show a Montecarlo

Vettel primo davanti a Raikkonen la Ferrari riconquist­a Montecarlo La Mercedes e gli altri mai in gara Marchionne: «Giornata storica»

- Di Daniele Dallera Sparisci, Terruzzi

Il sogno rosso è realtà: doppietta Ferrari a Montecarlo dopo 16 anni dall’ultima vittoria: primo Vettel, secondo Raikkonen. Mercedes fuori dal podio.

Inseguendo un sogno lungo sedici anni, la marea rossa esplode di gioia. Trombette e cori, lacrime e abbracci. «Gina davanti e dietro tutti quanti», l’inno goliardico della nuova razza padrona della Formula 1 suona ancora. I meccanici in prima fila, Riccardo Adami, l’ingegnere ombra di Vettel, arringa la folla dal podio: «Che spettacolo incredibil­e». L’abito lungo della principess­a Charlene sembra scelto apposta per l’occasione. Sebastian è in estasi, Kimi livido, stati d’animo agli antipodi in una giornata che «entrerà nella storia della Ferrari». Così parlò Sergio Marchionne. Serviva la gara perfetta per infrangere il tabù del Principato dopo l’ultimo lontanissi­mo acuto di Schumacher (2001, con Barrichell­o dietro): bene, è arrivata. «Compliment­i ai piloti, agli uomini in pista e agli altri a Maranello che continuano a lavorare su una monoposto che finalmente riesce a regalare ai nostri tifosi le soddisfazi­oni che si meritano», sottolinea il presidente. Doppietta prepotente, disarmante per gli avversari, mai in partita, mai in grado di reggere il passo indiavolat­o di quei due là davanti. Con una macchina da oscar nel più patinato dei Gp. «Meglio di così non potevamo» se la ride Piero Ferrari.

Il piano è chirurgico: approfitta­re delle disgrazie della Mercedes e aiutare la fuga di Sebastian nel Mondiale. I +25 su Hamilton, impantanat­o nel traffico da tangenzial­e e comunque capace di rosicchiar­e sei punticini in rimonta, sono un esercizio di ferocia e furbizia. Per i grigi c’è solo la medaglia di legno di Valtteri Bottas, punito da Daniel Ricciardo che aveva una marcia in più. Gli altri sono spettatori non paganti. La prima parte della recita si scrive alla Santa Devota: Kimi scappa dalla pole, Seb marca a uomo il finlandese della Mercedes che abbozza un attacco. La carovana rossa saluta e vola verso quell’1-2 che mancava dai tempi del Gp di Germania del 2010. Allora come adesso l’euforia del vincitore si mischia con il rammarico dello sconfitto. A Hockenheim era toccato a Felipe Massa cedere il posto a Fernando Alonso dopo un plateale ordine di scuderia. Qui l’effetto è lo stesso, ma lo scambio di pedine avviene con un meccanismo differente.

Al 34° giro Kimi viene richiamato ai box, il compagno ritarda la sosta e con la strada libera costruisce un tesoretto di secondi che si rivelerà fondamenta­le per il sorpasso. La Ferrari nega qualsiasi favoritism­o, la faccia di Iceman dice il contrario. Ma tant’è: perché il tedesco, una volta montate le gomme fresche, legittima ulteriorme­nte la supremazia con una serie di passaggi in modalità qualifica. E nemmeno l’ingresso della safety car per lo spaventoso incidente di Wehrlein — tamponato dal «turista» Jenson Button — ferma la sua volata.

Esausto, Seb racconta quei momenti: «Ho dato tutto quello che avevo, ho spinto al massimo perché era l’unico modo per vincere in un posto speciale. Con un inizio di campionato così, noto che le bandiere aumentano a vista d’occhio. I tifosi sono ovunque e gridano “Forza Ferrari”. Che bello, è un successo magico».

L’alchimia contagia anche il re degli scettici, Flavio Briatore: «Non avrei puntato un euro sulla Ferrari. Invece mi sbagliavo. Hanno fatto un lavoro super».

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Sebastian Vettel (a destra) festeggia la vittoria con il compagno di scuderia Kimi Raikkonen
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Brindisi Vettel sul podio con lo champagne. Alle sue spalle, Raikkonen (Reuters)

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