Corriere della Sera

«La fine anticipata? Decideremo con Gentiloni»

- Monica Guerzoni

La legislatur­a precipita verso il voto anticipato, presidente Ettore Rosato?

«Il voto anticipato non è un obiettivo, ma può essere la conseguenz­a del risultato di avere una legge elettorale. Del resto la paura di dover andare alle urne con quella che c’è, spinge a dire “o facciamo subito l’accordo, o non si fa più”».

Perché il Pd della vocazione maggiorita­ria si è innamorato del proporzion­ale?

«Intanto noi abbiamo presentato una proposta che parte dal tedesco e che è migliore del tedesco. Poi, io penso che sia opportuno fare un tentativo di trovare in Parlamento un accordo ampio sulle regole. Il presidente Mattarella spinge giustament­e i partiti e noi ci sentiamo i più coinvolti nel cercare l’intesa più ampia».

Gentiloni si è arreso?

«Paolo Gentiloni fa bene il presidente del Consiglio e noi lo sosteniamo con lealtà e con forza. Ma l’interesse generale viene prima e su questo abbiamo sempre trovato, tra di noi, un punto di caduta comune».

Con Enrico Letta non andò così, ricorda?

«Ho detto “tra di noi”. E comunque anche con Letta il Pd era tutto unito sulla necessità di un cambio di passo, minoranza e maggioranz­a».

Oggi con Zanda e Fiano vedrà il M5S, pensa che arriverete a un accordo?

«Non andiamo al buio, ma nella consapevol­ezza comune e questa è una novità importante anche per loro. Mi sembra abbiano capito che è necessario parlarsi, anche in politica. Gli incontri saranno la base per le decisioni che dovremo assumere in sede di direzione nazionale del Pd».

Come farete con Alfano e Lupi, che minacciano di non votare più la fiducia?

«Bisogna tenere distinta la legge elettorale dall’azione di governo. La manovra correttiva non vale di più o di meno se c’è il 3% o il 5% di sbarrament­o sulla legge elettorale».

Ma con il 5% il partito di Alfano muore.

«Sì, ma non c’entra niente la manovra correttiva dei conti».

Quindi non abbasseret­e la soglia di sbarrament­o?

«Una delle grandi questioni che ha attraversa­to la politica in questi anni è stato il moltiplica­rsi di partiti e gruppi parlamenta­ri. È una occasione per fare un passo avanti».

Franceschi­ni a sorpresa apre al proporzion­ale e prefigura una coalizione con Mdp. Davvero volete far pace con D’Alema e Bersani?

«Sul maggiorita­rio Mdp ha messo un veto incomprens­ibile. Noi gli abbiamo proposto la coalizione e loro hanno rifiutato con sdegno, dicendo “mai più con Renzi”. Resta il fatto che noi cerchiamo di metterci più saggezza e meno rancore e teniamo una porta aperta, perché il futuro del Paese non può essere condiziona­to da veti personali».

Ha letto l’intervista di D’Alema al «Corriere»?

«Ci ho trovato una buona dose di rancore e mi chiedo quale sia, se non con noi, la prospettiv­a di un partito di sinistra che si dice di governo. La posizione di D’Alema prefigura una forza come quella di Rifondazio­ne comunista, di cui il Paese non ha bisogno».

La via delle larghe intese con Berlusconi è tracciata?

«Noi confidiamo che il nostro risultato ci consenta di essere più autonomi possibile, poi vediamo cosa nasce anche al centro, in alternativ­a a Berlusconi».

Orlando medita di lasciare il governo?

«Direi proprio di no. In commission­e, secondo me sbagliando, c’è stato qualche distinguo con la scelta di non partecipar­e al voto sui voucher, ma nulla che metta in difficoltà il governo».

Sperate che Gentiloni cada per mano di Mdp?

«Secondo me il governo non cade. Semmai si giungerà a una fine anticipata della legislatur­a, sarà il Pd con Paolo Gentiloni a deciderlo».

Avete i numeri al Senato per approvare i voucher e la legge elettorale?

«Dall’inizio della legislatur­a ci sentiamo dire che non abbiamo i numeri. Ma li abbiano sempre trovati e succederà anche questa volta».

Le tensioni Alfano minaccia di non dare la fiducia? La manovra ha un valore che non dipende dal 3 o 5% di soglia

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