La battaglia dei «cespugli» contro la soglia
Le difficoltà con lo sbarramento al 5%. Oltre agli alfaniani, tante le sigle di centro che protestano Anche Sinistra italiana chiede la soglia al 3%. Ma Mdp accetta la sfida: così ci aggreghiamo
Con lo sbarramento al 5% (circa 2 milioni di voti) solo Pd, M5S, FI e Lega hanno la certezza di portare i propri rappresentanti in Parlamento. I cosiddetti «cespugli», invece, già si preparano con molta ansia a scalare l’alto muro dello sbarramento previsto dal «sistema tedesco» italianizzato. Tutti si stanno organizzando ma con prospettive diverse: a sinistra, Mdp Articolo 1 (bersaniani) «accetta la sfida» e punta addirittura al 10% grazie alla possibile «alleanza con Pisapia, Civati, Sinistra Italiana e spezzoni dell’associazionismo»; a destra, Fratelli d’Italia strizzerebbe l’occhio alla Lega per un’intesa tattica, oltre che sui contenuti, Nord-Centro-Sud; al centro, invece, ci si aspetta il vero «tsunami» con Angelino Alfano (Ap), Raffaele Fitto (Conservatori e Riformisti), Denis Verdini (Ala) e altri centristi, a partire dall’Udc di Lorenzo Cesa, che rischiano di sparire dall’orizzonte parlamentare.
Alcune settimane fa, quando ancora il piatto del giorno era l’Italicum corretto dalla Consulta con la soglia del 3% (circa un milione e 200 mila voti), il presidente del gruppo Misto, Pino Pisicchio, convocò nella sala «Aldo Moro» i rappresentanti dei «cespugli» di centro, che alla Camera contano su 101 deputati. Tre i punti all’ordine del giorno: voto di preferenza, premio alla coalizione, sbarramento non oltre il 3%. Aderirono al cartello dei «cespugli» Maurizio Lupi (Ap), Giovanni Monchiero (montiani), Massimo Parisi (Ala verdiniani-Scelta civica di Enrico Zanetti), Rampelli (FdI): «Non abbiamo timori ma nel proporzionale la soglia non dovrebbe esserci» Conservatori e riformisti di Raffaele Fitto, il Centro democratico di Lorenzo Dellai, Rocco Buttiglione (Udc), i «Moderati» di Giacomo Portas e i socialisti di Oscar Pastorelli. Però dal giorno di quella riunione, in cui il 5% con il suo muro di due milioni voti era solo una remota eventualità, tutto è cambiato. Soprattutto per i «cespugli di centro: «E la risultante — osserva il senatore Paolo Naccarato (Gal) — è che ora alcuni dovranno cercare casa a sinistra e altri a destra».
Il 5% visto dalla sinistra del Pd lo spiega il bersaniano Miguel Gotor (Articolo 1): «Lo sbarramento così alto non lo temiamo, anzi accettiamo la sfida, perché bisogna evitare la frammentazione del sistema che invece si verificherebbe con la soglia la 3%». Il senatore Gotor ritiene che Articolo 1 possa essere uno dei cardini di un «movimento ben più ampio a sinistra del Pd». E infatti insiste:
«Un tentativo di confronto va fatto. Assumerò un’iniziativa con l’onorevole Damiano». Così il leader della sinistra Pd, Andrea Orlando. «Incontreremo Cgil, Cisl e Uil perché con l’emendamento sui voucher si è leso il rapporto col sindacato. E anche Mdp, per scongiurare che faccia un favore a Renzi non votando la fiducia al governo», dice il presidente della commissione Lavoro. Gli incontri non sono stati ancora fissati e l’iniziativa non potrà cambiare le decisioni prese, visto che il governo porrà la questione di fiducia per far approvare il decreto sulla manovrina che contiene la nuova disciplina del lavoro occasionale. Ma gli orlandiani non si arrendono. «Si può sempre correggere la norma successivamente», dice Damiano. «È in atto un processo che ci unisce a “Campo progressista” di Pisapia, a “Possibile” di Pippo Civati, a Sinistra Italiana... Ma l’onda inclusiva, di ispirazione ulivista, deve essere ancora più larga e penso al civismo, all’associazionismo ai cattolici democratici».
Comunque, ricorda Giulio Marcon (SI), il partito di Nicola Fratoianni ha presentato sì emendamenti favorevoli a un «modello tedesco» ma con soglia al 3%.
E anche da destra Fabio Rampelli (FdI) accetta la sfida: «Alle Europee sfiorammo lo sbarramento del 4% con il 3,9 e quindi anche stavolta ci riproviamo, con convinzione. Nel proporzionale però non dovrebbe esserci una soglia: quella è costituzionale solo nel maggioritario per togliere ai piccoli il premio da dare a chi vince le elezioni».
Senza paura