Corriere della Sera

«Il fratello di Abedi voleva uccidere l’inviato tedesco in Libia»

Il gruppo legato al kamikaze di Manchester avrebbe pianificat­o un attacco a Kobler, mediatore delle Nazioni Unite

- Lorenzo Cremonesi

Si fa sempre più netta la pista che dall’attentato di Manchester una settimana fa conduce ai circoli radicali islamici in Libia. La perseguono con alacrità gli inquirenti britannici, tanto che un team di agenti del MI16 pare sia partito alla volta di Tripoli per investigar­e quale sia il legame tra Salman Abedi, il kamikaze, e suo fratello minore Hashem, al momento imprigiona­to assieme a loro padre Ramadan nelle celle della Rada, una delle milizie più importanti che aspira a controllar­e le piazze della cali pitale libica. A Manchester è stata arrestata una dodicesima persona, pare fosse collegata con la cellula responsabi­le dell’attentato. Un blitz in piena regola, simile a quello che nelle ore appena successive la strage condusse al fermo di Ismail, il terzo fratello di Salman.

Ma la notizia più clamorosa, se dovesse venire confermata, la riporta il Sunday Telegraph, per cui ancora Hashem da tempo avrebbe fatto parte di una cellula jihadista libica che progettava di uccidere a Tripo- addirittur­a il diplomatic­o tedesco Martin Kobler, che dal novembre 2015 guida la missione dell’Onu in Libia ed è tra i più accesi sostenitor­i del premier del governo di unità nazionale Fayez al Serraj. Hashem viene definito una «figura significat­iva» all’interno del gruppo che voleva fare saltare in aria l’auto di Kobler durante una visita. Non è del resto la prima volta che le milizie di Tripoli rivelano di aver scoperto trame e complotti ai danni dell’inviato dell’Onu e delle stesse autorità italiane che con lui lavorano sul campo. L’estate scorsa i servizi segreti legati direttamen­te a Sarraj sostenevan­o di aver sventato un piano molto simile da parte delle cellule locali di Isis disperse tra Sirte, il deserto meridional­e e Tripoli

Tra le tante domande cui dovranno far fronte gli inquirenti britannici resta quella fondamenta­le del capire cosa sia accaduto a quei libici che nel 2011 ringraziav­ano apertament­e Allah e «gli alleati della Nato» mentre li aiutavano a liberarsi dalla dittatura di Gheddafi, ma poi già molto presto hanno iniziato a covare un odio profondo contro i loro liberatori e un radicale islamismo antioccide­ntale. Furono proprio i caccia franco-britannici e le loro teste di cuoio a fare la parte del leone nella guerra contro l’ex regime. Tuttavia, qualsiasi inchiesta sul terreno presenta enormi difficoltà. A Tripoli da venerdì sono in corso duri combattime­nti strada per strada, che hanno già causato decine di morti.

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Kamikaze Salman Abedi con il cappellino poco prima di compiere la strage. La foto è stata diffusa ieri dalla polizia di Manchester

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