Il mistero del monaco ricercato dai generali Thailandia, un tempio grande 10 volte il Vaticano, un furto da 14 milioni di dollari e lo scontro buddhisti-regime
Che fine ha fatto Phra Dhammachayo, il carismatico monaco buddista ricercato dalle autorità thailandesi per truffa e riciclaggio di milioni di dollari?
Nonostante l’imponente caccia all’uomo in corso da mesi, ancora nessuna traccia del religioso settantatreenne, abate di un tempio a nord di Bangkok grande dieci volte il Vaticano, dove moltissimi dei suoi tre milioni di seguaci si riuniscono ogni fine settimana per meditare e fare donazioni. Un (ricco) Stato nello Stato per la giunta militare al potere a Bangkok che considera questa comunità, tra le più grandi sette buddiste del Paese, una «minaccia alla sicurezza nazionale».
Proprio un anno fa il tentativo di arrestarlo con l’accusa di aver Phra Dhammachayo, il carismatico leader, è scomparso da mesi protetto dalla comunità sottratto 14 milioni di dollari a una banca «cooperativa» era stato bloccato da una folla di suoi seguaci. Lo scorso febbraio per far fronte ad altri «muri», il Dhammakaya Temple è stato assediato da 4 mila agenti, che hanno setacciato ogni angolo dell’area senza trovarlo. Forse l’abate si era già dato alla macchia: sotto le coperte del suo letto, gli agenti hanno trovato cuscini a definirne la sagoma, e la foto ha fatto il giro dei social, con i monaci accusati di farsi beffe della polizia. L’abate ha sempre sostenuto di essere nel mirino delle autorità per «motivi politici». La sua comunità è accusata di essere legata all’ex premier Thaksin Shinawatra e al movimento delle «camicie rosse» che lo supporta. I seguaci di Phra Dhammachayo negano questi legami e sostengono che il tempio attrae thailandesi di tutte le convinzioni politiche. Ma nel clima politico polarizzato del Paese, il leader di una setta religiosa così influente e facoltosa fa paura.
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