Bimbo morto di otite, indagati medico e genitori
Lo strazio della mamma del piccolo Francesco: «Era sempre allegro e generoso con tutti» All’ospedale di Ancona l’espianto degli organi: i reni e il fegato già trapiantati su tre minori
DAL NOSTRO INVIATO
A sorreggerli, ora, è soprattutto la fede. Maria Stella e Marco Bonifazi, la mamma e il papà di Francesco, hanno chiesto al parroco, don Gabriele Borganzoni, di organizzare per stasera una veglia di preghiera nella chiesa di San Pier Damiani. Vogliono ricordare il loro figlioletto, avendo accanto la gente del quartiere. Le parole di Maria Stella, rivolte a chi adesso la prova a consolare, sono struggenti: «Francesco era un bambino allegro, sapete? Anzi allegrissimo, e molto scherzoso, e anche molto generoso, infatti regalava sempre i suoi giocattoli in giro agli altri bambini di Cagli...».
La Procura di Urbino, ieri, ha indagato lei, suo marito e l’omeopata che aveva in cura Francesco, Massimiliano Mecozzi, per omicidio colposo: un atto dovuto, per consentire ai genitori e al medico di nominare dei consulenti di parte, che assisteranno oggi stesso all’autopsia. Francesco, 7 anni ancora da compiere, è morto sabato dopo 15 giorni di calvario, per le conseguenze di un’otite curata con l’omeopatia. «Noi ci siamo sempre fidati del dottore», ripete la mamma alle persone che la vanno a trovare. Francesco soffriva di otite, è vero, ma era successo altre volte e il dottor Mecozzi lo aveva sempre aiutato a guarire. Perciò, cos’è accaduto stavolta?
Il medico omeopata, la scorsa «Noi ci siamo sempre fidati del dottore, ora aspettiamo l’autopsia La ferita resta aperta» notte, ha ricevuto la visita dei carabinieri del Nucleo investigativo di Pesaro: gli hanno portato via tutto, telefonini, computer, farmaci e ricettari. Dalla sua casa di Monteciccardo, isolata in mezzo al bosco, filtrano solo poche parole: «Prima di ogni cosa, aspettiamo l’autopsia», perché evidentemente l’idea del dottore è che dall’esame sul corpo possa emergere un’altra sorprendente verità, del tutto diversa, che lo scagioni dalle accuse. Di certo, anche lui sembra molto addolorato: «La ferita è aperta», ripete una voce da dietro la porta.
Intanto, fino all’alba di ieri, i genitori di Francesco sono stati all’ospedale Salesi di Ancona. Lì hanno atteso che terminasse l’espianto degli organi che avevano autorizzato: i reni e il fegato sono già stati trapiantati e hanno donato la vita a tre bambini. «Siete stati splendidi, grazie, ci avete aiutato molto in queste ore», hanno Insieme Il piccolo Francesco, sette anni, sorridente e con il casco protettivo da ciclista, assieme al padre, Marco Bonifazi, commerciante (foto dal profilo Facebook del papà) detto Maria Stella e Marco ai medici della rianimazione, lasciando l’ospedale. «Abbiamo deciso di donare i suoi organi per non far provare ad altre famiglie quello che stiamo provando noi — hanno spiegato alla coordinatrice del Centro regionale trapianti delle Marche, Francesca De Pace —. Che almeno si salvino gli altri bambini». L’avviso di garanzia, mamma e papà se lo aspettavano e certo non li spaventa. Ieri i militari dell’Arma sono andati a sequestrare farmaci e telefoni anche in casa loro: «Ma noi abbiamo pensato sempre al bene di nostro figlio, ci siamo solo fidati, ecco tutto...». Alludono a Mecozzi. E per la prima volta, forse, balena nei loro sguardi il dubbio di aver sbagliato a scegliere quel tipo di terapia. Dopo l’urlo di rabbia del nonno di Francesco, «denunceremo il medico omeopata», probabilmente seguiranno i fatti: anche Maria Stella e Marco vogliono, infatti, andare fino in fondo. Ma «nelle loro parole — dice chi sta passando questi momenti terribili vicino alla famiglia Bonifazi — non c’è odio né tantomeno desiderio di vendetta». Stasera, in parrocchia, racconteranno ai presenti il loro «bambino d’oro».