Il Superpremio Andersen a Davide Morosinotto: un’avventura alla Twain
«Un romanzo di avventura, viaggio e fuga, che attinge alla tradizione mantenendo uno spirito fresco e coinvolgente»: con questa motivazione Il rinomato catalogo Walker & Dawn (Mondadori) di Davide Morosinotto ha vinto ieri il Superpremio Andersen 2017 (nella foto a destra). Il riconoscimento è intitolato alla memoria di Gualtiero Schiaffino (1943-2007), fondatore della rivista «Andersen» e dell’omonimo premio di letteratura per ragazzi. L’annuncio è avvenuto al termine della cerimonia di consegna dei premi Andersen, 36ª edizione, al Palazzo Ducale di Genova. Fra i libri vincitori nelle numerose categorie del concorso una giuria allargata di circa cento esperti (di librai, bibliotecari, giornalisti, studiosi) ha scelto come supervincitore Il rinomato catalogo, che già si era affermato nella categoria over 12 anni. Il libro di Morosinotto (Camposam- piero, Padova, 1980) è ambientato nel Sud degli Stati Uniti all’inizio del Novecento, con protagonisti quattro ragazzi e con atmosfere alla Mark Twain: la storia è, si legge ancora nella motivazione della giuria, «un rocambolesco percorso di formazione, dal ritmo serrato» e un «alternarsi verosimile delle voci dei protagonisti, in cui è immediata l’identificazione e l’immedesimazione del lettore». Calvino ai tempi di quel caso giudiziario non poteva essere in Francia. Inoltre, scrive Fiume, «se è vero che il temperamento dello schivo teologo non ci sembra caratterizzato da incontenibili istinti sessuali come poteva esserlo quello di Enrico VIII o Filippo d’Assia, è altrettanto vero che nella sua predicazione i rapporti sessuali tra coniugi costituiscono una parte fondamentale del matrimonio». Nel 1541, nonostante la città di Strasburgo da due anni gli avesse concesso la cittadinanza, decide di tornare a Ginevra dove la cittadinanza l’avrebbe ottenuta solo diciotto anni dopo. Sente che Ginevra è e ancor più sarà la città della sua rivoluzione...
Nel 1545 Ginevra è sconvolta da un’epidemia di peste e Calvino — che è uno strenuo fautore della persecuzione degli «untori» nonché della caccia alle streghe — ne approfitta per sostituire numerosi pastori deceduti a causa del morbo con altri a lui fedeli. Nasce in quel clima, peraltro di progressivo distacco dal luteranesimo, l’homo calvinisticus di cui ha parlato lo storico francese Emile-Guillaume Léonard nella sua monumentale Storia del protestantesimo (il Saggiatore). Unico passo falso la condanna al rogo del teologo antitrinitario spagnolo Michele Serveto (1553) che sarebbe costata a Calvino un marchio d’infamia. Ma Fiume lo assolve, almeno in parte. Perché? Calvino avrebbe potuto denunciare Serveto dal 1547 e non lo fa. Non ci è pervenuto nessun dato storiografico che attesti il compiacimento di Calvino per quell’uccisione. Serveto, poi, non fu condannato da un tribunale ecclesiastico, bensì da uno civile. Per di più, nella Ginevra della Riforma, fu l’unico mandato a morte. Ragion per cui, anche se fosse provato un coinvolgimento di Calvino nella decisione di mandare Serveto al rogo, la sua responsabilità, secondo l’autore, non sarebbe così schiacciante come l’hanno giudicata i critici della Riforma ginevrina.
Ma la rivoluzione di Calvino fu molto importante. L’abolizione delle festività cattoliche, mette in evidenza Fiume, offrì la disponibilità di un mese e mezzo di giorni lavorativi in più che «costituì un investimento di peso per l’economia familiare e sociale». Le sue «leggi contro il lusso» andrebbero ristudiate ancora oggi dal momento che seppero coniugare moderna efficienza e guerra alle sperequazioni sociali.
Nel libro L’ordine del tempo (Claudiana) lo storico svizzero Max Engammare dimostra come persino la puntualità sia un’invenzione del XVI secolo venuta fuori dalla Ginevra riformata dove iniziarono a diffondersi gli orologi pubblici e «il calvinismo reimpostò il rapporto tra la spiritualità e lo scorrere (o l’incalzare) del tempo». Calvino parlò di «uso responsabile» del tempo e impose la clessidra sui pulpiti per verificare la durata dei sermoni. Riformatore? In realtà Calvino fu un rivoluzionario sotto molti aspetti più importante dello stesso Lutero.