Kimi ci resta male ma il team non ha dubbi «Seb era il più veloce»
La chiamata anticipata ai box è la svolta della gara
DAL NOSTRO INVIATO
Sebastian Vettel, che ne ha di più, fa l’elastico dietro al compagno. Quelli dietro, Bottas e Verstappen, ritornano a tiro. La Red Bull sceglie una strategia aggressiva: richiama l’olandese — che finirà beffato e come Kimi la prenderà malissimo — e punta sull’altro cavallo blu di Ricciardo, in pieno galoppo.
La difesa d’ufficio della Ferrari è costruita intorno alle prestazioni dell’australiano e alla regola per cui la macchina in testa fa il pit stop per prima. Seb ritarda il cambio gomme e affonda sull’acceleratore fermando il crono su tempi impressionanti con le mescole usate. Il sorpasso avviene in quei velocissimi passaggi, quando dalla pit lane sbuca la Rossa numero 5 davanti alla 7. Questione di metri, di scelte, di stili di guida, ma forse solo di logica. Con Hamilton nelle retrovie l’occasione era troppo ghiotta per non essere sfruttata. Ed è anche vero che il finlandese avrebbe potuto andare più forte mettendo in cassaforte una vittoria che si era costruito prima in qualifica e poi difendendo la posizione alla Santa Devota.
Così non è stato e chissà se un amaro pomeriggio condizionerà il futuro dell’ultimo campione del mondo in rosso: a quasi 38 anni e con il contratto in scadenza, Kimi ha reagito con grinta alla strigliata presidenziale in Cina e la pole monegasca è stata la prova più limpida. Vedremo se le nuvole passeranno in fretta. Maurizio Arrivabene prova chiudere la vicenda: «Ordini di scuderia non ne diamo, i ragazzi se la giocano in pista. E Sebastian è stato più veloce».