Diritti gay, accuse su Assad Macron incalza Putin
L’incontro a Versailles anche su Siria e Ucraina
Lo ha accolto non all’Eliseo ma alla Reggia di Versailles. Il presidente francese Emmanuel Macron ha pensato fosse la sede più adatta a ricevere lo «zar» russo Vladimir Putin. Al quale però non ha risparmiato critiche: dai diritti dei gay al sostegno ad Assad sull’uso di armi chimiche.
Fedele alla sua attenzione ai simboli e alla scenografia, Emmanuel Macron ha scelto di accogliere Vladimir Putin non all’Eliseo — sede più ufficiale — ma nella reggia di Versailles, cogliendo l’occasione della mostra «Pietro il Grande, uno zar in Francia» che celebra i 300 anni della visita del sovrano russo e l’inizio delle relazioni tra Parigi e Mosca.
Un modo per sottolineare il carattere eterno e solenne dell’amicizia tra due grandi Paesi tradizionalmente alleati, e anche per rimarcare le difficoltà contingenti: Putin era atteso in Francia già nell’ottobre scorso ma annullò la visita all’ultimo momento, di fronte alla pretesa di François Hollande di parlare della crisi siriana.
Sul dittatore Bashar al Assad, sull’Ucraina, il sostegno più o meno aperto a Marine Le Pen e le manovre degli hacker russi durante la campagna elettorale, fino ai diritti umani, i temi di disaccordo sono tanti e profondi. Proprio per questo Macron ha voluto invitare Putin a Versailles, per instaurare un «dialogo esigente», secondo la sua formula, che prevede di parlare proprio e soprattutto con chi è più distante, senza rinunciare a difendere i propri principi.
La situazione internazionale sembra favorevole al protagonismo del nuovo presidente francese: il leader americano Donald Trump è imprevedibile, la Gran Bretagna immersa nelle elezioni e nella Brexit, la Germania di Angela Merkel è rivolta alle elezioni di settembre. Macron è l’uomo nuovo della politica internazionale, forte di un’elezione vinta nettamente, e dei primi passi convincenti compiuti a Bruxelles al vertice della Nato e al G7 di Taormina.
Con oltre un’ora di ritardo, segno che il colloquio è stato denso, i due capi di Stato hanno percorso la lunghissima «sala delle Battaglie» del Trianon, una camminata che ha ricordato quella di Macron al Louvre, la sera della vittoria, e si sono presentati infine davanti ai giornalisti per la conferenza stampa.
Macron ha cominciato a parlare per primo, tra richiami solenni al destino comune di due grandi Paesi che vanno oltre ai disaccordi del momento, e prese di posizione piuttosto precise: per esempio sulla Siria. «Ho indicato al presidente Putin che da parte nostra esiste una linea rossa molto chiara: l’utilizzo dell’arma chimica, che provocherà la rappresaglia e la risposta immediata da parte della Francia». Il presidente francese ha ricordato che «la priorità è la disfatta dello Stato Islamico», che le forze russe colpiscono molto raramente preferendo concentrarsi sui ribelli anti-Assad, e ha annunciato la nascita di un gruppo di lavoro antiterrorismo con esperti russi e francesi. Quanto all’Ucraina, Macron ha chiesto un rilancio nei negoziati «formato Normandia», cioè tra Russia, Ucraina, Germania e Francia.
Sui diritti umani, spesso tralasciati dagli interlocutori di Putin durante gli incontri internazionali, Macron è stato al contrario molto esplicito: «Ho indicato in modo preciso al presidente Putin quali sono le attese della Francia riguardo alle notizie della repressione di omosessuali in Cecenia, e quanto al trattamento delle organizzazioni non governative».
Nelle stesse ore, mentre Macron affrontava la questione con Putin a Versailles, la Francia ha accolto sul suo territorio il primo rifugiato perseguitato in Cecenia perché omosessuale.
Quanto alla relazione tra i due leader, alla domanda se fosse «calda» o meno Macron ha risposto senza imbarazzi: «La vita politica o la diplomazia non consistono nel commentare elementi di termodinamica o di chimica personale. Si tratta di portare soluzioni concrete a problemi reali». Bisognava riannodare un dialogo interrotto da tempo senza cedere sui principi, e la missione è compiuta.