Corriere della Sera

Manovra, via libera ai direttori stranieri nei musei italiani

- L. Salvia, Sensini e un commento di Sergio Rizzo

La manovra correttiva sui conti pubblici non salva i direttori stranieri dei musei bocciati recentemen­te dal Tribunale amministra­tivo regionale. Ma mette al riparo da altre «figuracce mondiali» come aveva detto il ministro ai Beni culturali, Dario Franceschi­ni. Ora salta il vincolo della nazionalit­à. E questo a partire da chi sarà chiamato a guidare il Parco archeologi­co del Colosseo a Roma. C’è però un altro caso che si apre, sempre sulla manovrina che oggi arriverà alla Camera con un voto di fiducia. Sono raddoppiat­i i fondi per l’Eliseo, lo storico teatro di Roma guidato da Luca Barbaresch­i: il governo era contrario.

Non salva i direttori stranieri dei musei italiani, bocciati da una recente sentenza del Tar che ha fatto parecchio discutere. Ma evita che si ritirino i candidati stranieri al momento in corsa per guidare il Parco archeologi­co del Colosseo. Tra una tassa da rivedere e un taglio alla spesa pubblica, la manovrina correttiva sui conti pubblici finisce per occuparsi anche della nazionalit­à di chi dirige i grandi musei del nostro Paese.

Il caso era nato la settima scorsa, quando il Tar del Lazio aveva fatto saltare cinque direttori dei musei italiani, tra i Beni Culturali Il ministro Dario Franceschi­ni ha annunciato il ricorso contro la sentenza del Tar del Lazio quali Peter Assman, del Palazzo Ducale di Mantova, e anche un bel pezzo della riforma voluta dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschi­ni. Secondo il Tar, il bando «non poteva ammettere candidati stranieri» e nella selezione c’erano state diverse irregolari­tà, come gli orali che si erano tenuti a porte chiuse. L’emendament­o del relatore Mauro Guerra (Pd) approvato ieri non rimette i cinque direttori al loro posto. Dopo la sentenza sono stati «congelati», sostituiti ad interim in attesa che il Consiglio di Stato decida sul ricorso del ministero. Ma prova a impedire un effetto domino: proprio in questi giorni è in corso la procedura di selezione per il nuovo direttore del Parco archeologi­co del Colosseo, a Roma. Sui 90 candidati ammessi all’esame orale quelli stranieri sono 14. In molti erano tentati di lasciar perdere, visto quello che è successo ai loro colleghi, insediati solo pochi mesi fa. «È utile introdurre una norma interpreta­tiva con cui diamo una garanzia anche per il futuro», dice per questo il ministro Franceschi­ni, intervenut­o ai lavori in commission­e per sostenere l’approvazio­ne della norma.

L’emendament­o approvato dice che nelle procedure di selezione pubblica internazio­nale non si applicano i limiti previsti per la pubblica amministra­zione. E quindi non vale la «riserva» ai soli candidati italiani prevista invece per i posti che implicano l’esercizio diretto o indiretto di pubblici poteri o riguardano la tutela dell’interesse nazionale. Una mossa criticata dal Movimento 5 Stelle: «In questo modo provano a tappare alcune falle causate da loro stessi. Ma la barca è tutt’altro che in salvo».

C’è però un altro caso che si le nomine di altrettant­i direttori di musei che sono state bocciate dal Tar del Lazio apre, sempre sulla manovrina che oggi arriverà nell’Aula della Camera con inevitabil­e voto di fiducia. Sono stati raddoppiat­i i fondi destinati all’Eliseo, storico teatro di Roma oggi guidato dall’attore Luca Barbaresch­i, ex parlamenta­re per il Popolo della libertà. Gil stanziamen­ti sono passati da 2 a 4 milioni di euro, sia per il 2017 sia per il 2018. Il governo aveva dato parere contrario. Ma sono state approvate due proposte identiche, presentate da Forza Italia e Pd. Prove (a teatro) di larghe intese.

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