La campagna che scotta
Se si dovesse andare al voto a metà settembre, ancora abbronzati, attenzione all’effetto boomerang. D’estate la gente è iper sensibile. La campagna elettorale estiva è punizione o minaccia.
Che poi, i responsabili degli uffici propaganda, dovrebbero sapere quanto sono molesti e rumorosi quei piccoli aerei da turismo con gli striscioni dietro mentre sulle spiagge si cuociono al sole gustandosi un Calippo. Per cui, nell’eventualità peraltro molto improbabile che si dovesse andare a metà settembre alle urne, quando l’abbronzatura ancora non è diventata il ricordo di una stagione ormai lontana, attenzione all’effetto boomerang. Quando nel 2013 Daniela Santanchè organizzò sui cieli della Versilia voli di protesta con su scritto «Forza Silvio» per sensibilizzare i bagnanti sulla condanna-lampo in Cassazione di Berlusconi, non è che si fossero registrate reazioni memorabili di consenso. E anche Pier Ferdinando Casini, malgrado la sua generosa performance nell’estate del 2008 al Lido Atlantis di Otranto, tra ombrelloni e sdraio, attento a non pestare palette dei bambini e a non distruggere i castelli di sabbia in riva al mare, non conobbe successi macroscopici nella sua campagna estiva a favore dell’introduzione delle preferenze nel sistema del Porcellum. Inventatevi qualcosa nella vostra campagna elettorale, al mare o ai monti, ma occhio perché d’estate la gente diventa ipersensibile, pronta al pernacchio demistificatore, desiderosa di non avere a che fare con la routine della normalità. «Chi è quello che dà i volantini al posto dei vu-cumprà? Ecco, non lo voto».
La campagna elettorale estiva, in pieno agosto, è una punizione o una minaccia. Quando Gianfranco Fini, per vendicarsi di una pesante sconfitta elettorale nel ’99 insieme a Mario Segni, costrinse i suoi colonnelli (che gliela giurarono) a raccogliere firme per un referendum maggioritario, la punizione non servì, né a lui e nemmeno ai colonnelli. L’anno scorso, quando ancora doveva essere fissata la data del referendum costituzionale poi rovinosamente perduto il 4 dicembre, con la neve, Matteo Renzi, allora premier, pronosticava minacciosamente una campagna tra le spiagge per essere pronti a settembre. Perché sarebbe davvero una punizione o una minaccia. Orde di candidati che si arrampicano per rifugi, o che battono i lungomari alla ricerca di qualche vacanziero che li stia a sentire.
E poi, mica tutti hanno il fisico bestiale di Alessandro Di Battista che se ne va in moto per fare campagna per il «No» e si lascia immortalare su una specie di cuccetta di mare per far vedere che lui è contro l’establishment pure quando va a dormire. Un tempo erano tabù le elezioni in inverno e in estate. Poi il tabù dell’inverno è stato infranto. Ora resta l’estate. Con possibile grave nocumento dell’industria del turismo, perché gli stranieri potrebbero disertare località di vacanza dove si fanno i comizi invece di andare in discoteca oppure su un sentiero di montagna dove al posto del maestoso falco ti ritrovi un candidato che lancia volantini dal parapendio. Per cui, chi spinge sull’acceleratore dell’estate elettorale faccia attenzione: potrebbe essere una trappola. Un colpo di sole, e si perdono le elezioni.
Tabù infranti Un tempo erano tabù le elezioni d’inverno e d’estate. Poi il primo è stato infranto