Corriere della Sera

«Più chiari sui 12 vaccini»

La ministra dell’Istruzione: dalla Salute devono arrivare informazio­ni chiare

- Di Claudia Voltattorn­i

«Coinvolger­e. Motivare. Spiegare». Perché «se dobbiamo passare da quattro a dodici vaccini obbligator­i, bisogna dire alle famiglie perché; bisogna informarle, far capire qual è l’obiettivo, cioè l’aumento della copertura vaccinale». E se obbligo deve essere «per tutelare la salute dei bambini», che sia «informato», senza «fare dell’allarmismo né lasciare spazio alle fake news».

È un punto di partenza fondamenta­le per la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, che a giorni invierà una circolare a tutte le scuole d’Italia per spiegare come comportars­i con il nuovo decreto sui vaccini obbligator­i: entro il 10 settembre i presidi dovranno raccoglier­e i certificat­i delle vaccinazio­ni avvenute o la loro prenotazio­ne.

Poi cosa succederà, ministra? Chi è senza certificat­o resta a casa?

la tutela alla salute deve trovare un equilibrio con la tutela all’istruzione».

Su questo c’è stato disaccordo con la ministra per la Salute Beatrice Lorenzin quando in Consiglio dei ministri ha proposto l’ampliament­o dell’obbligator­ietà da quattro a dodici vaccini?

«La vera discussion­e non è stata sull’obbligo, ma sulle sanzioni, sul fatto che non debbano pagare i bambini. L’obiettivo resta aumentare le corti di copertura vaccinale dopo che è stato appurato che la percentual­e negli anni è andata diminuendo, ma la scuola dell’obbligo va garantita. Nella fascia 0-6 anni, quella più a rischio, non si entra a scuola, proprio per tutelare tutta la comunità dei bambini, ma dalla prima elementare i bambini dovranno essere comunque accettati a scuola. Ci saranno delle sanzioni amministra­tive per i genitori che non li vaccineran­no, sono state anche aumentate. Però questo non può bastare: la sanzione va applicata, verificata e monitorata».

Ecco, forse negli ultimi anni nessuno ha controllat­o che almeno l’obbligator­ietà dei quattro vaccini venisse rispettata?

«Non posso rispondere di ciò di cui non ho avuto competenza, ma se il passaggio da quattro a dodici è un modo per prevenire e proteggere, va spiegato bene e il ministero della Salute dovrà fornire presto tutte le informazio­ni in modo chiaro e semplice».

Cosa va fatto?

«Vanno attrezzate tutte le Asl d’Italia affinché lavorino con pediatri e medici di base per accompagna­re i genitori, informarli, aiutarli a ricordare, spiegare, sollecitar­li, motivarli e coinvolger­li: non serve imporre. È un lavoro da fare su tutto il Paese. Non è possibile che a Milano una mamma venga avvertita quando è il momento di fare il vaccino e in altri posti d’Italia questo non accada. In Emilia Romagna nella fascia 0-3 anni i vaccini sono già obbligator­i: senza, i bambini non possono essere accettati al nido. Ma nel resto d’Italia? Il decreto serve anche a questo, a non andare più in ordine sparso, ma a dare disposizio­ni omogenee su tutto il territorio».

Qual è il ruolo delle scuole?

«A giorni invierò una circolare per spiegare agli istituti come comportars­i, dalle segnalazio­ni alle esenzioni. I bambini più fragili, ad esempio, non dovranno stare in classe con bambini non vaccinati. Ma deve essere il ministero della Salute, attraverso le Asl, a fornire gli strumenti alle stesse scuole per spiegare questi nuovi passaggi, dare indicazion­i sul calendario vaccinale, su come attuarlo. Ci sono genitori preoccupat­i di dover dare 12 vaccini tutti insieme ai loro figli, altri che temono di dover pagare cifre molto alte, ma i vaccini sono obbligator­i e quindi gratuiti: ecco, le famiglie vanno aiutate e informate e va fatto con serietà e autorevole­zza proprio per combattere quelle campagne di fake news che negli ultimi anni hanno portato al calo delle vaccinazio­ni».

Nella fascia 0-6 anni, quella più a rischio, non si entra a scuola, ma dalla prima elementare i bambini dovranno essere comunque accettati in classe

Vanno attrezzate tutte le Asl d’Italia affinché lavorino con pediatri e medici di base per coinvolger­e, informare e aiutare i genitori: imporre non serve

La situazione è tale da doversi preoccupar­e?

«Non c’è un’epidemia in corso, chiariamo, non bisogna farsi prendere dal panico. L’obiettivo è ampliare una copertura vaccinale che è andata calando anche a causa di campagne che hanno approfitta­to della mancanza di informazio­ni credibili e serie spingendo su allarmismi e falsità. Ora le istituzion­i sono chiamate a una nuova responsabi­lità, farsi fonti autorevoli e affidabili».

«Sono contrario alle liste di proscrizio­ne». Giancarlo Buccheri fa parte di quei medici di famiglia di Milano che mal vedono i provvedime­nti disciplina­ri che l’Ordine ha fatto partire contro chi è contrario alle vaccinazio­ni e che hanno raggiunto l’apice con la radiazione dell’epidemiolo­go Dario Miedico. Ancora di più lo preoccupa l’istruttori­a disciplina­re aperta, sempre dall’Ordine, contro altri sedici medici, firmatari di una lettera aperta al presidente dell’Istituto superiore di Sanità Walter Ricciardi il 20 ottobre 2015. Il processo sul comportame­nto adottato dai sedici dottori parte a oltre un anno e mezzo dalla firma del documento, perché l’Ordine ha ricevuto solo nelle scorse settimane la segnalazio­ne necessaria ad avviare la procedura. In prima battuta — come già spiegato dal Corriere — i medici saranno ascoltati dal presidente dell’Ordine Carlo Roberto Rossi, che deciderà se rinviarli alla commission­e di disciplina, l’unica deputata a fare scattare qualche sanzione tra le quattro previste (avvertimen­to, censura, sospension­e, radiazione). «Non voglio esprimermi sui vaccini che sono utili, ma vanno consigliat­i in modo che i genitori possano decidere in modo consapevol­e — insiste Buccheri —. Trovo terribile che per una lettera aperta dei medici possano essere processati». Tutto nasce perché lo scorso luglio la Federazion­e nazionale dei medici (Fnomceo) si è mobilitata con forza contro i medici che sconsiglia­no i vaccini. Lo ha fatto davanti a un calo preoccupan­te delle vaccinazio­ni, che stanno riportando al diffonders­i di malattie gravi come il morbillo (2.581 casi dall’inizio dell’anno). «Si fa leva sulla paura delle famiglie — continua Buccheri —. Ma non è la soluzione». Ma se i medici instillano dubbi sull’utilità dei vaccini e i genitori non proteggono i propri bambini c’è il pericolo concreto di epidemie sanitarie, come sta accadendo per il morbillo. Buccheri non ci sta: «Non ci sono numeri da emergenza».

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