Corriere della Sera

Le incognite del «tedesco»

Caramani, docente a Zurigo «Troppo complicato per la politica italiana Problemi senza un numero variabile di deputati»

- Di Danilo Taino

elettorale­BERLINO Per tedescol’Italia, «ilè sistema troppo complicato»,Daniele Caramani,secondo il cattedrapr­ofessor di Politica comparativ­a alla facoltà di Scienze politiche dell’Università di Zurigo. Esperto di elezioni e di meccanismi elettorali sia in Germania che in Italia, sostiene che con un sistema di partiti strutturat­o come quello tedesco, funziona: con un sistema di partiti «fluido» come quello italiano si può dubitarne. In che senso è complicato?

«I due voti sulla scheda, se ci saranno anche in Italia, potranno essere un problema. In Germania ci sono 299 mandati diretti per il Bundestag. Poi c’è un secondo voto, che è quello che rende il sistema proporzion­ale, per i partiti che superano il 5% dei voti nazionali o conquistan­o tre mandati diretti. Qui immagino che in Italia ci potrebbe essere una complicazi­one, nel momento in cui ci si aspetta che l’elettore divida il voto». In che senso?

«Dipenderà da quali strategie metteranno in campo i partiti. I quali, non dimentichi­amolo, sono i veri esperti del sistema elettorale e già staranno pensando cosa fare per prendere più voti anche attraverso giochini. Per dire, si potrebbe presentare un candidato animalista se si ritiene abbia la possibilit­à di arrivare primo e poi chiedere il voto per la lista di Forza Italia. Il rischio è la frammentaz­ione».

A differenza che in Germania, in Italia il numero di parlamenta­ri eletti sarebbe fisso, non mobile per garantire la rappresent­anza proporzion­ale.

«Il senso di non averne un numero fisso dipende dal fatto che chi ha eletto molti deputati con il voto nei collegi potrebbe essere sovra-rappresent­ato rispetto ai voti nazionali che ha preso. Per garantire il proporzion­ale, dunque, in Germania si aggiungono seggi a chi non ne avrebbe a sufficienz­a. Ma se il numero dei deputati è bloccato, per garantire la proporzion­alità potrebbe darsi il caso di dover togliere il seggio a chi l’ha conquistat­o con il voto diretto.

Qualcosa di seriamente problemati­co che annullereb­be il rapporto diretto tra elettore ed eletto».

Veniamo alla soglia di sbarrament­o del 5%. Funziona?

«Guardi, lo sbarrament­o si può superare con alleanze di lista per poi dividersi in Parlamento. Dipende dalle regole parlamenta­ri. Ci si dimentica spesso che non tutto finisce il giorno delle elezioni. In ogni caso, lo sbarrament­o dovrebbe frenare un po’ la frammentaz­ione e incentivar­e il voto strategico».

A differenza che in Germania, in Italia si eleggerà anche il Senato.

«Differenza notevole: in Germania il Bundesrat rappresent­a la struttura federale del Paese. In Italia non è passata la riforma costituzio­nale. Ora la legge elettorale del Senato dovrebbe essere abbastanza omogenea a quella della Camera, se capisco bene. Ma si rischia di eliminare la rappresent­atività regionale».

E poi c’è la questione delle differenze tra i sistemi dei partiti. E delle culture politiche.

«In Germania è essenziale l’accettazio­ne del fatto che l’avversario politico è legittimo. Ma se viene a mancare questa, il voto diviso tra candidato e partito diventa complicato e sfuggente».

Il suo sistema preferito?

«Il più semplice possibile, per l’Italia. Sbarrament­o puro al 5%: lo capiscono tutti. Con uno o due voti di preferenza. Quello tedesco è troppo complicato».

twitter@danilotain­o

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