M5S e la data anti vitalizi. Ma settembre non basterebbe
Per raggiungere lo scopo ci vorrebbero le urne in agosto. I tempi dettati dall’articolo 61 della Costituzione
Beppe Grillo chiede di votare il 10 settembre. Per il leader M5S l’obiettivo è semplice: impedire che i parlamentari eletti per la prima volta nel 2013, 403 deputati e 193 senatori, maturino il vitalizio (che scatta il 15 settembre). Ma secondo Mariano Rabino, deputato di Scelta civica, non hanno fatto bene i conti. «I deputati non decadono immediatamente ma rimangono in carica fino all’insediamento dei nuovi. Quindi, si andrebbe ben al di là del 15 settembre».
La contestazione si basa sull’articolo 61 della Costituzione secondo il quale «la prima riunione (delle nuove Camere, ndr) ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni». Dunque, per rientrare nei tempi, i cittadini dovrebbero essere chiamati alle urne a fine agosto.
C’è chi fa notare che i 20 giorni previsti dalla Carta costituzionale sono un tempo massimo. L’insediamento dei nuovi parlamentari potrebbe avvenire anche in 10-14 giorni. Ma nella storia repubblicana non sono mai bastate meno di due settimane, la media è stata di 17-18 giorni. Ergo, se l’asticella è fissata al 10 settembre, i seggi dovrebbero aprire il 27 agosto, al termine di una campagna elettorale combattuta tutta sotto il solleone. Ipotesi non realistica. E del resto non è un caso se non si è mai votato ad agosto e nemmeno a settembre. La storia parla chiaro: finora i cittadini sono sempre andati ai seggi in primavera o all’inizio dell’estate. Solo nel 2013 lo scioglimento anticipato portò alla novità assoluta di un voto in pieno inverno (24 e 25 febbraio). Ma si è trattato di un’eccezione.