Corriere della Sera

I soldi al teatro di Barbaresch­i e non alle vittime del terrorismo

- Di Sergio Rizzo

E pensare che al governo c’è perfino chi crede di aver salvato la faccia per il semplice fatto di dato formalment­e parere contrario. Il che non ha impedito a quasi tutta la maggioranz­a di fargli «marameo!». Un incidente come tanti: ma che mette in luce la fragilità politica di un esecutivo incapace di frenare gli interessi particolar­i. Il caso è quello del finanziame­nto all’Eliseo di Roma, gestito dall’attore, regista, produttore ed ex parlamenta­re Luca Barbaresch­i, con il fattivo contributo di sua moglie Elena Monorchio, figlia dell’ex Ragioniere dello Stato Andrea Monorchio. Evaporato a febbraio un emendament­o al milleproro­ghe con il quale si riconoscev­ano 4 milioni a quel teatro privato che celebra cent’anni, Barbaresch­i ne aveva annunciato la mesta chiusura. Finché nel decreto della manovra non è spuntato di nuovo un finanziame­nto pubblico di 2 milioni: stavolta deciso dal Tesoro, quindi blindato. Sembrava finita lì, ma nella legge di conversion­e ecco due emendament­i che moltiplica­no lo stanziamen­to da 2 a 8 milioni, 4 quest’anno e 4 il prossimo. Autori il leghista Giorgetti, Pisicchio (ex Centro democratic­o) e Boccadutri (Pd). Il governo mette il veto per bocca del suo rappresent­ante, il viceminist­ro Enrico Morando. Ma siccome, pur nel diniego, si fa presente che comunque la copertura per quegli 8 milioni c’è (mentre i 5 milioni per le vittime del terrorismo non si sono trovati), la diga crolla e l’emendament­o passa. Un capolavoro. Emendatori che prendano a cuore la sorte di altri teatri con l’acqua alla gola sono ora i benvenuti. Ci sarà sempre nel governo qualcuno disposto a fingere di dire no.

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