I soldi al teatro di Barbareschi e non alle vittime del terrorismo
E pensare che al governo c’è perfino chi crede di aver salvato la faccia per il semplice fatto di dato formalmente parere contrario. Il che non ha impedito a quasi tutta la maggioranza di fargli «marameo!». Un incidente come tanti: ma che mette in luce la fragilità politica di un esecutivo incapace di frenare gli interessi particolari. Il caso è quello del finanziamento all’Eliseo di Roma, gestito dall’attore, regista, produttore ed ex parlamentare Luca Barbareschi, con il fattivo contributo di sua moglie Elena Monorchio, figlia dell’ex Ragioniere dello Stato Andrea Monorchio. Evaporato a febbraio un emendamento al milleproroghe con il quale si riconoscevano 4 milioni a quel teatro privato che celebra cent’anni, Barbareschi ne aveva annunciato la mesta chiusura. Finché nel decreto della manovra non è spuntato di nuovo un finanziamento pubblico di 2 milioni: stavolta deciso dal Tesoro, quindi blindato. Sembrava finita lì, ma nella legge di conversione ecco due emendamenti che moltiplicano lo stanziamento da 2 a 8 milioni, 4 quest’anno e 4 il prossimo. Autori il leghista Giorgetti, Pisicchio (ex Centro democratico) e Boccadutri (Pd). Il governo mette il veto per bocca del suo rappresentante, il viceministro Enrico Morando. Ma siccome, pur nel diniego, si fa presente che comunque la copertura per quegli 8 milioni c’è (mentre i 5 milioni per le vittime del terrorismo non si sono trovati), la diga crolla e l’emendamento passa. Un capolavoro. Emendatori che prendano a cuore la sorte di altri teatri con l’acqua alla gola sono ora i benvenuti. Ci sarà sempre nel governo qualcuno disposto a fingere di dire no.