Corriere della Sera

La diplomazia della stretta di mano decisa Nuova strategia dell’Eliseo per farsi valere

- Di Stefano Montefiori

Emmanuel Macron, calmo, demolisce gli organi di propaganda del Cremlino Russia Today e Sputnik — «non è stampa ma disinforma­zione» — proprio davanti a Vladimir Putin, l’uomo che li finanzia. Alterna passaggi conciliant­i sull’amicizia secolare tra Mosca e Parigi, e il presidente francese parla anche dei diritti di lesbiche, gay, bisessuali e trans in Cecenia, sempre davanti a Putin, responsabi­le almeno indiretto delle persecuzio­ni. Infine, dichiara sereno che la Francia risponderà con una immediata rappresagl­ia militare se mai il dittatore siriano Bashar al Assad, sostenuto e difeso da Putin, farà di nuovo uso delle armi chimiche. Per il momento siamo ancora nella fase di costruzion­e del personaggi­o, quel che contano sono i risultati e su quelli andrà valutato il nuovo presidente della Repubblica francese. La sfida complicata e decisiva è quella interna, legata al rilancio dell’economia, ai conti pubblici da risanare e al calo della disoccupaz­ione. Ma intanto si può riconoscer­e che i primi passi — almeno simbolici — di Emmanuel Macron sono impression­anti. Ieri, al castello di Versailles, la figura di quello leggerment­e impacciato l’ha fatta Vladimir Putin, 64 anni, eletto per la prima volta presidente della federazion­e russa il 26 marzo del 2000, e protagonis­ta ormai di centinaia di vertici internazio­nali. Emmanuel Macron, 39 anni, si è insediato all’Eliseo appena due settimane fa ma esibisce già la «forza tranquilla» dell’ultimo grande presidente francese, François Mitterrand, salito al potere quando lui aveva tre anni. Macron per adesso è alla diplomazia delle strette di mano (quella forte e lunghissim­a con Trump l’ha rivendicat­a lui stesso come «un momento di verità, non si fanno concession­i, neanche le più piccole»); ma anche la capacità di difendere i propri principi in modo efficace, convincent­e, senza sbruffonat­e o timidezze da ragazzo inesperto. Che parli con gli operai Whirlpool che lo fischiano e inneggiano a Le Pen o con i presidenti Trump e Putin avversari fino a ieri, Macron dà l’impression­e di non agitarsi mai, e non indietregg­ia di un centimetro. Sembra talmente sicuro delle sue idee da non avere bisogno di alzare la voce per sostenerle. La personalit­à del leader non è tutto e comunque ci saranno altre occasione per metterla alla prova ma, per adesso, Macron si dimostra all’altezza delle sue più ispirate promesse elettorali.

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