Corriere della Sera

UNA LEGGE PROPORZION­ALE GARANTISCE L’INSTABILIT­À

- di Luciano Violante © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Una legge elettorale proporzion­ale, nelle attuali condizioni politiche e istituzion­ali, è destinata a garantire l’instabilit­à del futuro governo. La citazione dell’esperienza tedesca non vale. I tedeschi hanno due partiti solidi, la clausola di sbarrament­o al 5%, la sfiducia costruttiv­a, una sola Camera che dà o toglie la fiducia, un termine entro il quale il Bundestag deve eleggere il cancellier­e, a pena di scioglimen­to.

È difficile che venga approvato lo sbarrament­o al 5%. Sulla base degli attuali sondaggi entrerebbe­ro in Parlamento solo Pd, M5S, Forza Italia e Lega; questi quattro partiti dovrebbero stipulare una intesa tra loro contro tutti gli altri. Il partito di Alfano e gli scissionis­ti del Pd, che oggi sostengono il governo, lo farebbero cadere. Un Esecutivo transitori­o per fare la legge elettorale, sostenuto dai quattro maggiori partiti, contro tutti gli altri, non è prevedibil­e né auspicabil­e. Perciò si andrebbe a votare con le leggi elettorali ricavabili dalle sentenze della Corte Costituzio­nale: sistema proporzion­ale; clausola di sbarrament­o del 3% alla Camera e dell’8% al Senato; nessun ballottagg­io.

L’interesse generale richiedere­bbe una legge maggiorita­ria. A pochi mesi dalle elezioni, forse a poche settimane, ciascun partito sa, più o meno, a quanto ammonta il proprio consenso elettorale e teme di perderne una parte. Ma non può essere questo l’unico criterio per decidere. La situazione richiede il massimo senso di responsabi­lità; l’assenza di un governo affidabile e la speculazio­ne potrebbero far precipitar­e la crisi in direzioni disastrose

Scelte necessarie Ci vuole il massimo senso di responsabi­lità, rischiamo di precipitar­e in una crisi peggiore

anche per i partiti.

La riforma bocciata dal referendum del 4 dicembre proponeva un sistema politico più stabile, attribuend­o, ad esempio, il potere di fiducia alla sola Camera. Sappiamo che non si è votato sulla riforma ma su chi l’aveva proposta; ha sbagliato tanto chi ha peccato di presunzion­e quanto chi non ha saputo scindere l’interesse generale dalle proprie propension­i soggettive. Oggi ci troviamo in una situazione analoga; ricadere nelle stesse superficia­lità sarebbe diabolico.

Sul tappeto non c’è solo la riforma elettorale. Occorre rendere più funzionale l’intero sistema politico. Intervenen­do sui regolament­i della Camera e del Senato potrebbero essere approvate rapidament­e, basta il voto di una sola Camera, una nuova disciplina dei decreti legge e la cancellazi­one dei maxiemenda­menti, obbiettivi sui quali tutti sembrano essere d’accordo. Sarebbe possibile introdurre anche una sorta di sfiducia costruttiv­a stabilendo che la mozione di sfiducia non è ammessa se non contiene il nome del candidato alla presidenza del Consiglio che i sottoscrit­tori della mozione, in caso di vittoria, proporrann­o al Presidente della Repubblica. Il governo sarebbe più stabile.

Le difficoltà ci sono, ma ci sono anche le soluzioni; bisogna smettere di muoversi come topini ciechi attorno a una tazza di latte, che non si avvedono del gatto in arrivo alle loro spalle.

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