Corriere della Sera

LE DONNE, IL CINEMA E LA RIVINCITA AL FESTIVAL DI CANNES

- di Paolo Mereghetti

Maren Ade e Jessica Chastain l’hanno fatto capire e Pedro Almodóvar l’ha confermato più o meno involontar­iamente quando ha ammesso che le decisioni della giuria non sono state unanimi: a Cannes, il premio a Sofia Coppola come miglior regista porta il marchio della regista tedesca e dell’attrice americana, oltre, si suppone, di quello delle altre due donne in giuria, la francese Agnès Jaoui e la cinese Fan Bingbing. Una rivendicaz­ione «femminista»? Non direi, piuttosto la voglia di rimarcare un diritto e confermare una diversa attenzione. In un festival che è sempre stato molto maschile — solo una Palma d’oro a una donna, Jane Campion per Lezioni di piano, nel 1993 — le giurate 2017 hanno dato l’impression­e di voler cancellare l’offesa dell’anno scorso, quando proprio Maren Ade, da tutti data come favorita per il suo Tony Erdmann, se ne tornò a casa senza nemmeno un riconoscim­ento. Quest’anno, forse per merito di un direttore più sensibile alle ragioni delle donne, ne sono state premiate tre, oltre naturalmen­te alla miglior attrice Diane Kruger: Lynne Ramsay per la sceneggiat­ura, Sofia Coppola per la regia e Nicole Kidman con un premio speciale per festeggiar­e i settant’anni del festival. Per quanto torni indietro nella memoria, non mi ricordo di una presenza così massiccia di volti femminili sul palco delle premiazion­i. E che la riscossa femminile non abbia riguardato solo il concorso e le sue combattive giurate, lo dimostrano almeno altri due premi: la Caméra d’or per il miglior esordio è andato a Jeune Femme di Léonor Serraille e i giurati della sezione parallela Un certain regard hanno sentito il bisogno di introdurre un premio per l’interpreta­zione dandolo a un’attrice, la nostra Jasmine Trinca protagonis­ta di Fortunata, mentre il regolament­o prevedeva solo premi ai film, alla regia e alla sceneggiat­ura. A dimostrare che anche nel cinema la cosiddetta supremazia maschile non ha più ragione di essere. Così, criticata per le tante delusioni ( tutte maschili, ammettiamo­lo), questa edizione di Cannes ha avuto un merito indubbio: aver fatto capire che le due metà del cielo possono ormai combattere ad armi pari anche sullo schermo.

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