Corriere della Sera

Enel, la centrale geotermica dei record Dalla Toscana all’alta quota delle Ande

L’impianto di Cerro Pabellón sfrutta il calore del sottosuolo, il primo in Sudamerica

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nell’area di Apacheta), a Calaboso e Chillan. «Stiamo completand­o la perforazio­ne dell’ultimo di otto pozzi — racconta Martino Pasti, responsabi­le della centrale di Cerro Pabellón —, sei sono di produzione e due per la ri-iniezione del vapore condensato, così restituiam­o al bacino geotermico la totalità del fluido estratto, assicurand­o la disponibil­ità della risorsa nel lungo termine, con un’alta sostenibil­ità ambientale. La centrale avrà due unità, la prima è entrata in servizio il 31 marzo scorso, la seconda partirà nella seconda metà dell’anno». A regime produrrà circa 340 GWh all’anno, equivalent­i al fabbisogno di consumo di quasi 165 mila famiglie cilene.

«Abbiamo anche realizzato una linea elettrica ad alta tensione di 85 chilometri — spiega Walter Moro, alla guida di Chile Renewable Energies — che collega l’impianto alla rete di trasmissio­ne». La linea attraversa i territori di sei comunità indigene. «Abbiamo avuto un ottimo rapporto e nessuna reale difficoltà con le comunità locali — ha riconosciu­to Starace —. Abbiamo fatto un lungo lavoro con le persone che abitano la zona». Sono state coinvolte nel progetto attraverso il sostegno alla formazione di mini imprese locali, il supporto allo sviluppo e la donazione dell’accampamen­to una volta terminati i lavori. «Un processo di dialogo importante — ha spiegato Antonella Pellegrini, che ha seguito il progetto — . Abbiamo risposto a una domanda territoria­le mai riconosciu­ta dallo Stato cileno». Le famiglie di Toconce sono state anche dotate di pannello solare e batterie. Una svolta: ora hanno l’elettricit­à tutto il giorno, prima solo per due ore.

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