Corriere della Sera

Il manifesto di Allegri per la Juve «Portiamo a casa la Champions»

«Stiamo meglio di due anni fa, ma anche il Real... La sindrome delle finali? Non esiste»

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DAL NOSTRO INVIATO

Si ferma più di un attimo, per ricordare le 39 vittime della tragedia dell’Heysel, un 29 maggio come ieri, 32 anni fa, la notte della prima Coppa dei Campioni della storia della Juventus. Poi, Massimilia­no Allegri non si ferma più: «Portiamo la Champions a casa», ripete più volte, davanti a tutta la stampa internazio­nale, soprattutt­o quella più vicina al Real Madrid. Il messaggio in vista della finale di sabato a Cardiff arriva forte e chiaro: «C’è più positività e convinzion­e rispetto a due anni fa — sottolinea l’allenatore juventino — e in un percorso di crescita l’autostima è la cosa più importante. Stare nella centrifuga è affascinan­te. Io stesso mi sento cresciuto in questo cammino e soprattutt­o mi affascina e mi dà una gioia immensa essere in finale. Mi ritengo fortunato a essere in panchina sabato. Ma bisogna portare a casa la coppa».

È molto raro che Allegri parli di se stesso e il fatto che Max apra certe finestre a pochi giorni da una finale di Champions mostra piuttosto bene qual è il cielo sopra la Juventus: torrido, ma sereno, come il clima durante l’allenament­o Concentrat­o Massimilia­no Allegri, 49 anni, pronto alla sfida in finale con il Real Madrid (Reuters) La squadra di espiazione. Milano usa la forza a Trento (66-87), presa per sfinimento, rinasce con il filo del gioco e lascia una traccia profonda: potrebbe anche valere l’inversione del senso nella serie. Vittoria netta, di strangolam­ento: 1-2 nel duello di semifinale. I carboni ardenti rendono veloci i piedi di Milano, che prova a volare sul +15 (16-31) e a mettere subito il marchio della difesa sulla partita, costringen­do la Dolomiti all’orribile 12/34 al tiro nel primo tempo. Paura di naufragio per Trento che si aggrappa al salvagente di Diego Flaccadori, che con 9 punti consecutiv­i evita ai suoi di colare a picco (29-38). A Milano basta ritrovare gambe e testa, intensità difensiva e circolazio­ne in attacco, per navigare al largo (45-63). Su quello che fu il suo campo ritorna il dominio di Dada Pascolo (17, foto): dopo aver deciso la partita, Milano può permetters­i di tenerlo in cambusa per tutto l’ultimo quarto. Quando la fatica fa scendere il velo nero davanti agli occhi di Trento (Gomes

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