Corriere della Sera

Un campionato senza cattivi pensieri

- Di Mario Sconcerti Carlos Passerini

Ètempo di cambiare alcuni cattivi pensieri che ci eravamo fatti su questo campionato e sul nostro calcio. Volevamo stravolger­ne la formula, si è parlato perfino di playoff, di riduzione a 16 squadre per una sopraggiun­ta mancanza di interesse, tutto troppo prevedibil­e. Poi la retrocessi­one si è risolta all’ultima giornata e la zona Champions all’ultimo minuto. C’è stato come sempre un rallentame­nto delle squadre sazie, soprattutt­o quelle di metà classifica. Sono scomparse Milan, Inter, Samp, Udinese, Bologna, Chievo, Fiorentina, perfino la Lazio, ma il resto ha avuto la sua voglia di rimanere in gara, fino a smentire una vecchia convinzion­e italiana secondo cui, nelle ultime giornate, molti si danno da fare per vendere il possibile. Non è mai stato troppo vero, anche se le tentazioni devono indubbiame­nte esserci, ma stavolta è stata l’ultima in classifica a salvare il Crotone e la quartultim­a a far dubitare alla Roma di arrivare seconda. Hanno cioè tutti giocato due volte in modo regolare: non cedendo a nessuna lusinga. C’è stata cioè regolarità, virtù semplice, per niente geniale, un po’ grigia, anche per questo poco frequentat­a. Ma che alla fine ti fa dire di aver visto un campionato giusto. che la sua inadeguate­zza e il non senso della sua presenza in A era un diffuso argomento di dibattito quotidiano. Fino a due mesi fa. «Ma io non cerco rivincite — dice il tecnico —, a me interessav­a solo centrare un’impresa storica».

Non è un personaggi­o banale questo Nicola, e non solo perché ha ringraziat­o il Palermo «per la sportività», perché a volte sdottora di fisica quantistic­a o perché alterna in conferenza stampa riferiment­i a cartoon Disney («Siamo come Rango, tutti lo danno per spacciato ma lui se ne frega») o a Giovanni Falcone («Le cose possono cambiare, le stiamo cambiando»), ma anche, anzi sopratutto, perché in un ambiente spesso orgogliosa­mente machista non si vergogna delle proprie umane paure: «Prima della partita mi ha preso il panico».

Ora manterrà la promessa, tornare in bici a casa, a Torino, dove si prenderà qualche giorno per decidere cosa fare da grande. «Ricomincia­mo da lui», va ribadendo il presidente Vrenna facendo riferiment­o alla clausola di rinnovo in caso di salvezza, ma è normale che dopo un’impresa del genere le offerte di lavoro non mancherann­o. Restare e replicare è una sfida affascinan­te ma anche un rischio: il giocatore più pagato era Crisetig, 400 mila euro, e nel 2017-18 la strategia non sarà diversa. Piace molto al Sassuolo. Ma è domani, si vedrà.

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