Un campionato senza cattivi pensieri
Ètempo di cambiare alcuni cattivi pensieri che ci eravamo fatti su questo campionato e sul nostro calcio. Volevamo stravolgerne la formula, si è parlato perfino di playoff, di riduzione a 16 squadre per una sopraggiunta mancanza di interesse, tutto troppo prevedibile. Poi la retrocessione si è risolta all’ultima giornata e la zona Champions all’ultimo minuto. C’è stato come sempre un rallentamento delle squadre sazie, soprattutto quelle di metà classifica. Sono scomparse Milan, Inter, Samp, Udinese, Bologna, Chievo, Fiorentina, perfino la Lazio, ma il resto ha avuto la sua voglia di rimanere in gara, fino a smentire una vecchia convinzione italiana secondo cui, nelle ultime giornate, molti si danno da fare per vendere il possibile. Non è mai stato troppo vero, anche se le tentazioni devono indubbiamente esserci, ma stavolta è stata l’ultima in classifica a salvare il Crotone e la quartultima a far dubitare alla Roma di arrivare seconda. Hanno cioè tutti giocato due volte in modo regolare: non cedendo a nessuna lusinga. C’è stata cioè regolarità, virtù semplice, per niente geniale, un po’ grigia, anche per questo poco frequentata. Ma che alla fine ti fa dire di aver visto un campionato giusto. che la sua inadeguatezza e il non senso della sua presenza in A era un diffuso argomento di dibattito quotidiano. Fino a due mesi fa. «Ma io non cerco rivincite — dice il tecnico —, a me interessava solo centrare un’impresa storica».
Non è un personaggio banale questo Nicola, e non solo perché ha ringraziato il Palermo «per la sportività», perché a volte sdottora di fisica quantistica o perché alterna in conferenza stampa riferimenti a cartoon Disney («Siamo come Rango, tutti lo danno per spacciato ma lui se ne frega») o a Giovanni Falcone («Le cose possono cambiare, le stiamo cambiando»), ma anche, anzi sopratutto, perché in un ambiente spesso orgogliosamente machista non si vergogna delle proprie umane paure: «Prima della partita mi ha preso il panico».
Ora manterrà la promessa, tornare in bici a casa, a Torino, dove si prenderà qualche giorno per decidere cosa fare da grande. «Ricominciamo da lui», va ribadendo il presidente Vrenna facendo riferimento alla clausola di rinnovo in caso di salvezza, ma è normale che dopo un’impresa del genere le offerte di lavoro non mancheranno. Restare e replicare è una sfida affascinante ma anche un rischio: il giocatore più pagato era Crisetig, 400 mila euro, e nel 2017-18 la strategia non sarà diversa. Piace molto al Sassuolo. Ma è domani, si vedrà.