E Bono «riabilita» Bush «In Africa ha salvato vite»
La popstar ospite nel ranch in Texas: «George W. ha salvato vite in Africa»
La rivincita di George W. Bush: disprezzato dai democratici, ignorato dai repubblicani, l’ex presidente viene rivalutato. Anche da un’icona progressista come Bono che è andato a trovarlo nel suo ranch in Texas e ha ricordato il suo impegno per l’Africa.
Tributo George W. Bush con il suo libro di ritratti, «tributo di un Comandante in capo ai guerrieri americani». In Iraq e Afghanistan sono morti quasi settemila soldati Usa (D. Dovarganes) Del resto il leader degli U2 si era esposto in «selfie» con Bush già anni fa, ai funerali di Mandela. Ma la ricostruzione dell’immagine di Bush non passa solo dall’efficacia delle sue politiche anti Aids. Obama gli è stato grato per la sobrietà negli anni della sua presidenza: è uscito di scena senza polemiche. Sempre in silenzio nonostante gli attacchi subiti. Nella sua nuova vita ha dato grande spazio alla pittura. Dapprima sbeffeggiato per il suo stile elementare, è stato visto con crescente interesse e anche elogiato prima per i suoi curiosi autoritratti in bagno, immagini fuori dal comune, poi per i dipinti dedicati a veterani e a combattenti feriti nei conflitti che lui ha scatenato.
Ai giovani che poco sanno delle guerre di 15 anni fa piace il suo modo di rompere gli schemi sulla tela e in pubblico, tanto che tre anni fa Vanity Fair definì il 43esimo presidente Usa «un’icona hipster». Molti di quelli più avanti negli anni che lo avevano sinceramente detestato hanno cominciato a rivedere il loro giudizio: guerrafondaio? Disumano? In quei dipinti c’è molta umanità e compassione. Forse Bush è stato solo vittima di una squadra di governo, capitanata dal vicepresidente Dick «Darth Vader» Cheney, che voleva scatenare conflitti a tutti i costi.
In realtà Bush non è stato solo una marionetta nelle mani di Cheney e Rumsfeld: è l’uomo di Guantanamo e dell’uso della tortura contro i sospetti terroristi, il presidente che ha dichiarato vinta («mission accomplished») una guerra che, in realtà, era appena iniziata. E che non è ancora finita. Ma, nella sua natura contraddittoria, profondamente umana, ha creduto a suo modo di occuparsi anche dei deboli col suo capitalismo compassionevole che ha esteso la sanità a poveri e anziani (una bomba innescata nel bilancio federale) e ha dato mutui-casa anche a chi non poteva permetterselo creando le condizioni per una disastrosa crisi finanziaria.
Anni di silenziosa espiazione, la sua nuova vita di pittore e filantropo, la sua presa di distanze da Trump hanno fatto il miracolo: dieci anni fa il New York Times si chiedeva come avrebbe fatto la Apple a riprendersi dal crollo di popolarità provocato dall’immagine di Bush che usava un iPod. Oggi George W si riscopre, invece, «cool». Miracoli del «trumpismo». E dell’era di Internet nella quale tutto scorre veloce e viene dimenticato in fretta.