«Servono le preferenze Così facciamo soltanto un regalone a Grillo e gli italiani ci lapidano»
Emiliano: la data delle elezioni? Meglio nel 2018
Renzi sale sul treno e va al voto. Michele Emiliano è pronto a seguirlo?
«È il segretario, la guida elettorale del Pd è sua e io non farò lo spiritoso sul treno, i convegni in terrazza e le altre scelte di comunicazione».
La questione infatti è seria: la preoccupa tutta questa fretta di andare al voto?
«Noi dobbiamo tenere conto delle paure di Confindustria e di tutti i ceti produttivi, che ci hanno scongiurato di non accelerare il percorso elettorale. Il segretario ha detto di non avere fretta di votare a settembre, anche se gli sarebbe piaciuto. Ha dichiarato di non aver barattato il sistema elettorale con la data delle elezioni, smentendo chi ha parlato di un accordo con Berlusconi».
Il nuovo patto del Nazareno non esiste?
«Non è vero che Berlusconi ha scelto la data e la legge, infatti non si voterà il 24 settembre. Se poi dovesse accadere, ammetterò di aver sbagliato».
Perché allora Renzi vuole che la legge elettorale sia pronta entro il 7 luglio?
«Per organizzare la campagna che ci cadrà addosso tra marzo e aprile. Dobbiamo scrivere il programma di governo, perché il Pd non ne ha uno. Io penso che Renzi abbia imparato a non fare dichiarazioni contrarie alla sua reale intenzione, perché il 4 dicembre insegna
Renzi è inaffidabile, non capisco questa impazienza del Pd di portare l’Italia alle urne quattro mesi prima: ci costerà miliardi Angelino Alfano Con questa scelta rischiamo di mettere un tratto definitivo sulla parola che è stata la conquista dell’ultimo ventennio, la parola centrosinistra Andrea Orlando
che dopo il prezzo da pagare è troppo elevato».
Voterà il «tedesco» in salsa italiana?
«Noi abbiamo posto due condizioni per essere d’accordo. La prima è un premio di maggioranza, alla coalizione».
Che non è previsto...
«È una condizione per avere il nostro consenso. Altrimenti il sistema è incompatibile con il centrosinistra, ragione stessa dell’esistenza del Pd».
Farà una «opposizione tranquilla»?
«Solo il tono è tranquillo. Noi non voteremo la legge elettorale
se non conterrà il premio e le preferenze».
Le dispiace che Gentiloni vada a casa anzitempo?
«Nelle condizioni in cui è stato incaricato, di catastrofe totale del precedente governo e di difficoltà del Pd, ha fatto il suo dovere. Una agenda di governo con un programma di fine legislatura potrebbe consentirci di sfuggire a tutte le ansie degli economisti sul voto anticipato».
Tra Renzi e Gentiloni, chi è il suo candidato premier?
«Renzi tenterà di riproporre se stesso. Secondo me è sbagliato, ma ha vinto le primarie e ha diritto di farlo, in coerenza con lo Statuto».
A proposito, approva la stretta sulle regole?
«Non c’è nessuna stretta, le regole sono sempre le stesse e verranno applicate. Ma un sistema elettorale che non abbia le preferenze è un caso di coscienza e ciascun deputato potrebbe anche votare diversamente.
Questo sistema, che non consente di scegliersi i parlamentari, ci riporta indietro di anni rispetto alla linea del Pd. Se cambiamo noi l’unico pezzo di Italicum che la Consulta ha salvato, gli italiani ci lapidano e facciamo un regalone a Grillo».
La lettera dei 31 orlandiani è il ritorno dei gufi?
«Andrea vive un disagio molto forte, c’è uno scollamento di tutta la sinistra del Pd di cui Orlando è un pezzo storico. Il suo compito non è semplice, sta cercando di tenere dentro al partito quel che rimane della sinistra».
Rifiuterà uno strapuntino nella segreteria unitaria?
«Ha fatto una segreteria monocorrente, la segreteria è Renzi. Non ci sono neanche i suoi alleati, tant’è che Orlando gli ha fatto una bella battuta: “Ti sei fatto una segreteria plurale...”. Meglio così, la segreteria è come una giunta».