Il sentiero stretto di Pisapia: ora un centrosinistra senza il Pd
«Il sistema di voto rende impossibile la coalizione». Braccio di ferro in Mdp: i bersaniani con l’ex sindaco
«È ormai evidente che ci sarà una legge proporzionale. La coalizione per cui mi sono impegnato è resa impossibile dalla legge elettorale. A questo punto il piano B diventa il piano A: costruiamo un nuovo centrosinistra innovativo, diverso, capace di guardare avanti e fare un programma che possa unire». Giuliano Pisapia si collega con Bianca Berlinguer da Bruxelles. Vede le elezioni come un salto nel buio: «Credo, anzi temo che si vada al più presto alle elezioni con una legge che porterà accordi anomali tra destra, sinistra, 5 Stelle e qualche spirito in realtà poco libero»
È una spazio stretto quello in cui si muove Pisapia. Ma l’ex sindaco di Milano vuole percorrerlo fino in fondo. Se la porta si aprirà su un soggiorno largo lui ci sarà. Se dovesse condurre a un sottoscala della politica, no. Certo, il sistema tedesco con lo sbarramento al 5 per cento non aiuta. Se da una parte accelera la difficile convergenza tra Campo Progressista, Mdp e Sinistra italiana, dall’altra appare minare il progetto di Pisapia di un Ulivo 2.0.
Ma la scommessa messa in piedi dal «federatore» resta. Pisapia sta muovendo le sue pedine da esperto «temporeggiatore» qual è. Da una parte dice un secco no alle larghe intese, dall’altra un no deciso a una sinistra antirenziana e di mera testimonianza. Boccia le larghe intese Renzi-Berlusconi ma contemporaneamente respinge il progetto di una Santa Alleanza di sinistra sotto l’egida di Massimo D’Alema, Nicola Fratoianni e Pippo Civati. Offre un’alternativa al Pd e contemporaneamente un antidoto agli inciuci, ma sbarra l’uscio ai «rancorosi» della politica. Il suo campo è quello di un centrosinistra ampio, aperto al civismo, all’ambientalismo, ai cattolici, a tutti quelli che non si riconoscono nel Pd ma che non si vogliono rinchiudere nel fortino dell’irrilevanza. Ma adesso la sfida di Pisapia deve passare dentro le contraddizioni di Mpd come tra Scilla e Cariddi. Tra chi come Bersani propende per una linea più di «responsabilità» e di allargamento e chi come D’Alema chiama alle armi la lista unica di sinistra in funzione antirenziana. Anche se ieri l’ex premier ha lasciata aperta la porta: « Il nostro compito con Pisapia è unire la sinistra, la vera alternativa al patto RenziBerlusconi». Lo spazio politico di Pisapia dipenderà molto da chi vincerà questa battaglia. Se sarà Bersani la partita potrà andare avanti. Non è un caso che ieri, Miguel Gotor, molto vicino a Bersani, abbia firmato, insieme
Temo che si vada a elezioni al più presto con una legge che porterà ad accordi anomali tra sinistra e destra
ad altri 30 tra deputati e senatori che spaziano dal Pd, a Articolo1-Mdp, Centro democratico, a Campo progressista, un appello che dice una cosa soltanto: il centrosinistra non deve dividersi tra la sinistra che vuole governare con la destra e la sinistra che punta solo alla residualità. Se invece la partita dovesse essere vinta da D’Alema, il progetto di Pisapia troverebbe un ostacolo. D’altra parte è stato lui stesso a dirlo più volte: «Non mi interessa fare un altro partitino o peggio ancora entrare in logiche di schieramento che non sono le mie».