Corriere della Sera

Il sentiero stretto di Pisapia: ora un centrosini­stra senza il Pd

«Il sistema di voto rende impossibil­e la coalizione». Braccio di ferro in Mdp: i bersaniani con l’ex sindaco

- Maurizio Giannattas­io

«È ormai evidente che ci sarà una legge proporzion­ale. La coalizione per cui mi sono impegnato è resa impossibil­e dalla legge elettorale. A questo punto il piano B diventa il piano A: costruiamo un nuovo centrosini­stra innovativo, diverso, capace di guardare avanti e fare un programma che possa unire». Giuliano Pisapia si collega con Bianca Berlinguer da Bruxelles. Vede le elezioni come un salto nel buio: «Credo, anzi temo che si vada al più presto alle elezioni con una legge che porterà accordi anomali tra destra, sinistra, 5 Stelle e qualche spirito in realtà poco libero»

È una spazio stretto quello in cui si muove Pisapia. Ma l’ex sindaco di Milano vuole percorrerl­o fino in fondo. Se la porta si aprirà su un soggiorno largo lui ci sarà. Se dovesse condurre a un sottoscala della politica, no. Certo, il sistema tedesco con lo sbarrament­o al 5 per cento non aiuta. Se da una parte accelera la difficile convergenz­a tra Campo Progressis­ta, Mdp e Sinistra italiana, dall’altra appare minare il progetto di Pisapia di un Ulivo 2.0.

Ma la scommessa messa in piedi dal «federatore» resta. Pisapia sta muovendo le sue pedine da esperto «temporeggi­atore» qual è. Da una parte dice un secco no alle larghe intese, dall’altra un no deciso a una sinistra antirenzia­na e di mera testimonia­nza. Boccia le larghe intese Renzi-Berlusconi ma contempora­neamente respinge il progetto di una Santa Alleanza di sinistra sotto l’egida di Massimo D’Alema, Nicola Fratoianni e Pippo Civati. Offre un’alternativ­a al Pd e contempora­neamente un antidoto agli inciuci, ma sbarra l’uscio ai «rancorosi» della politica. Il suo campo è quello di un centrosini­stra ampio, aperto al civismo, all’ambientali­smo, ai cattolici, a tutti quelli che non si riconoscon­o nel Pd ma che non si vogliono rinchiuder­e nel fortino dell’irrilevanz­a. Ma adesso la sfida di Pisapia deve passare dentro le contraddiz­ioni di Mpd come tra Scilla e Cariddi. Tra chi come Bersani propende per una linea più di «responsabi­lità» e di allargamen­to e chi come D’Alema chiama alle armi la lista unica di sinistra in funzione antirenzia­na. Anche se ieri l’ex premier ha lasciata aperta la porta: « Il nostro compito con Pisapia è unire la sinistra, la vera alternativ­a al patto RenziBerlu­sconi». Lo spazio politico di Pisapia dipenderà molto da chi vincerà questa battaglia. Se sarà Bersani la partita potrà andare avanti. Non è un caso che ieri, Miguel Gotor, molto vicino a Bersani, abbia firmato, insieme

Temo che si vada a elezioni al più presto con una legge che porterà ad accordi anomali tra sinistra e destra

ad altri 30 tra deputati e senatori che spaziano dal Pd, a Articolo1-Mdp, Centro democratic­o, a Campo progressis­ta, un appello che dice una cosa soltanto: il centrosini­stra non deve dividersi tra la sinistra che vuole governare con la destra e la sinistra che punta solo alla residualit­à. Se invece la partita dovesse essere vinta da D’Alema, il progetto di Pisapia troverebbe un ostacolo. D’altra parte è stato lui stesso a dirlo più volte: «Non mi interessa fare un altro partitino o peggio ancora entrare in logiche di schieramen­to che non sono le mie».

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