Corriere della Sera

Trudeau d’Italia

Il leader canadese conquista politici e gente comune E a Roma lancia il manifesto per un futuro progressis­ta

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Ha sorriso molto e abbracciat­o stretto stretto, con gli occhi lucidi di empatia, il sindaco di Amatrice tra le rovine del paese. Ha mangiato alla mensa con i terremotat­i e indossato sornione la maglia numero 10 di Totti, proprio il giorno dopo l’addio del campione. Ha fatto jogging per le strade di Taormina e sedotto platonicam­ente centinaia di signore, politiche comprese. Ha dominato, incontrast­ato, tutte le photo opportunit­ies del G7, oscurando la zazzera gialla di Trump. E alla fine ha conquistat­o i liberal orfani di Obama con un discorso a Montecitor­io in cui ha spiegato a una platea sognante cosa vuol dire «essere progressis­ta in un mondo che cambia».

Insomma, il Grande Seduttore della scena internazio­nale e ora anche del nostro Paese è lui: Justin Trudeau, premier canadese che ieri ha lasciato il suo collega e ospite, Gentiloni, con un tweet colmo di simpatia: «Un numero incalcolab­ile di canadesi si sente a casa quando visita l’Italia, e la nostra delegazion­e ha provato la stessa sensazione questa settimana. Grazie di tutto, Paolo».

La prima visita ufficiale in Italia del primo ministro di Ottawa si chiude tra le ovazioni (e qualche polemica). Sempre disinvolto e abile a sfruttare ogni «set» per lanciare l’immagine di leader giovane e alla mano. L’unico passo falso, sussurrano fonti diplomatic­he, è avvenuto forse domenica in Vaticano quando ha invitato il Papa a scusarsi con le comunità indigene del Canada(che lassù si chiamano Prima nazione) per i maltrattam­enti subiti ad opera dei preti cattolici. Nella foto di rito Francesco in effetti appare un po’ cupo. Trudeau invece lancia sguardi d’intesa alla (perfetta) moglie Sophie Grégoire.

Una «vacanza diplomatic­a» più che un viaggio di lavoro, all’apparenza. Ma tra le righe — o forse meglio dire tra i pixel — dei suoi incontri scorre una «visione» molto precisa. È così «Visione comune» Trudeau con il presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni (Ansa) quando promette aiuti ad Amatrice e quando allo stadio Olimpico abbraccia immigrati di ogni colore, ma anche quando difende globalizza­zione e libero mercato.

Il clou è stato ieri alla Camera dei deputati, dove, su invito della presidente Laura Boldrini (mai così allegra) e di Pietro Grasso, ha tenuto un discorso carico di speranza. Non all’altezza dei Kennedy o dell’Obama dei tempi migliori, certo, ma comunque un’oasi nel deserto della sinistra mondiale.

Trudeau difende strenuamen­te il Ceta (l’accordo di libero scambio tra Canada e Unione europea, Gentiloni si dice «certo di una ratifica rapida») e ribadisce che la cooperazio­ne internazio­nale è il «miglior strumento per assicurare pace e prosperità».

Parla di paure, anche. «In Canada come in Italia c’è chi prova incertezza e ansia» per il futuro. Cita calcolatri­ci, videocamer­e, la posta: «I miei figli? Non hanno mai conosciuto un tempo in cui tutto questo non poteva stare nella tasca dei pantaloni. Il ritmo del cambiament­o non è mai stato così rapido, eppure non sarà mai più lento come oggi in futuro». Non abbiate paura, suggerisce ottimista, perché «questa è un’era straordina­ria».

Trudeau è liberal ma non fuori dal suo tempo, ed esalta Come Totti Allo Stadio Olimpico con la maglia numero 10 del campione della Roma (Ap) Alla Camera Con Laura Boldrini ciò che i no global (suoi ormai ex alleati) combattono: «Le forze combinate della tecnologia e della globalizza­zione — dice — stanno ricostruen­do il mondo». In questo scenario, assicura, il futuro non può che essere

L’In Vaticano Dal Papa, accompagna­to dalla moglie Sophie Ad Amatrice Il premier canadese ha offerto «importanti contributi per la ricostruzi­one» ex dittatore Manuel Noriega, detto «faccia d’ananas», è morto lunedì a 83 anni. Ex agente Cia, aveva governato Panama dal 1983 all’89 quando fu rovesciato dagli Usa. Condannato per narcotraff­ico e altri crimini, è stato in carcere 27 anni. affidato a leadership progressis­te. E alle nuove generazion­i che «hanno gli strumenti e il potenziale per risolvere i più grandi e difficili problemi: il cambiament­o climatico, una crescita che funzioni per tutti, società eque». La distanza dal «vicino» Trump qui si fa incolmabil­e: «I leader che pensano di potersi nascondere da questi cambiament­i o che tirano indietro le lancette dell’orologio, sbagliano».

Poi torna ai suoi cavalli di battaglia. «Sono femminista», ricorda a chi non glielo ha ancora sentito dire. Si vanta della «diversità» del Canada e degli oltre 40.000 profughi siriani accolti in un anno e mezzo. Assicura che una delle sue priorità è stata «tassare l’1 per cento più ricco per poter tagliare le tasse alla classe media». E, a modo suo, fa pace con il Papa citando la sua enciclica Laudato si’, la stessa ricevuta in dono da Trump: «Dobbiamo convincerc­i che abbiamo bisogno gli uni degli altri», conclude tra gli applausi.

Trudeau si candida a nuovo leader progressis­ta planetario e prepara il terreno per il G7 del 2018, in terra canadese. Alla fine, conquista anche l’algida Maria Elena Boschi, che ieri ha twittato compiaciut­a lo scatto con il Bel Justin e l’hashtag #avanti.

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