Due «regine di Scozia»: alle urne lo scontro tra Nicola e Ruth
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
L’indipendenza può attendere. La prima ministra di Edimburgo, Nicola Sturgeon, mette la sordina alle spinte secessioniste e pensa soprattutto a parare l’affondo dell’altra «regina di Scozia», quella Ruth Davidson che sta guidando i conservatori del Nord in un’aspettata risurrezione.
Ieri la leader del Partito nazionalista scozzese ha presentato il manifesto elettorale per l’8 giugno: e il referendum sull’indipendenza figurava solo al decimo e ultimo punto. Nicola Sturgeon a marzo aveva annunciato una nuova consultazione sull’uscita da Regno Unito fra l’autunno del 2018 e la primavera del 2019, quando i termini della Brexit sarebbero stati chiari. E questo perché la Scozia nel giugno dell’anno scorso aveva votato a larga maggioranza per restare nell’Unione europea e ora non ha nessuna intenzione di seguire Londra in quella che si profila sempre più come una «hard Brexit», una rottura radicale con la Ue.
Ma ora quel calendario è stato rivisto. Nel manifesto elettorale non si fa menzione di quella «finestra di opportunità» per un referendum e si afferma solo in modo vago che «alla fine del processo della Brexit, la Scozia dovrebbe avere una scelta reale riguardo il suo futuro».
La svolta è dovuta al fatto che la spinta per l’indipendenza sembra entrata in stallo, mentre molti degli elettori che si erano espressi per l’uscita dal Regno Unito sono in realtà anche a favore della Brexit. Ma soprattutto la virata è dovuta al ritorno sulla scena politica scozzese del partito conservatore, per molto tempo praticamente scomparso a Nord del Vallo di Adriano e e considerato con sospetto come una quinta colonna degli odiati colonizzatori inglesi. Nel nuovo programma il referendum per l’indipendenza è finito all’ultimo punto
Il merito della rinascita Tory va in primo luogo alla combattiva leader Ruth Davidson: lesbica dichiarata, religiosa devota, appassionata di kickboxing, un passato da militare riservista, ha assunto un profilo tale che si parla di lei per una possibile successione a Theresa May a livello nazionale.
Ma per ora Ruth è concentrata nel coalizzare attorno a sé gli unionisti scozzesi, ossia quanti credono nel legame indissolubile fra Edimburgo e Londra. E i sondaggi danno i suoi conservatori in netta crescita, unici seri sfidanti dell’egemonia nazionalista, mentre i laburisti vengono relegati al terzo posto e cancellati dalla mappa. elettorale.
E’ per questo che Nicola Sturgeon è corsa i ripari e ha impostato il suo manifesto elettorale tutto su un piano anti-austerity, per contrapporsi nettamente alle politiche conservatrici. Il suo partito si oppone a ulteriori tagli alla spesa sociale e promette anzi di stanziare altri 80 miliardi di sterline per il welfare. Solo i nazionalisti - ha detto Nicola Sturgeon - possono «tenere a bada i Tory» che si avviano a riconquistare la maggioranza a Westminster.
E se a Londra la partita si disputa fra Theresa May e Jeremy Corbyn, l’integrità futura del Regno Unito se la giocano Nicola e Ruth, le due «Regine di Scozia».
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