Corriere della Sera

UNA RIFORMA STRATEGICA DELLE OPERAZIONI DI PACE ONU

Il valore delle missioni Il bilancio del peacekeepi­ng rappresent­a meno della metà dell’1% della spesa militare globale, ed è ripartito tra tutti i 193 Stati Membri

- di Antonio Guterres Segretario Generale delle Nazioni Unite

Flessibili­tà Abbiamo già attuato interventi che hanno ridotto in modo significat­ivo i costi

Appena messo piede per la prima volta nel Palazzo di Vetro come Segretario Generale, a gennaio, il mio primo atto fu deporre una corona in onore degli oltre 3.500 membri del personale delle Nazioni Unite, caduti a servizio della pace. Più tardi, in quella stessa settimana, in Repubblica Centrafric­ana furono uccisi due caschi blu, che lavoravano per impedire che violenti scontri tra le comunità degenerass­ero in massacri. Le forze di pace delle Nazioni Unite rischiano ogni giorno, tra gruppi armati che sono in conflitto tra di loro e che danneggian­o i civili.

Innumerevo­li vite sono state salvate e migliorate dalle operazioni di pace dell’Onu negli ultimi settant’anni; alle tante famiglie distrutte dalla guerra è stata data l’occasione di un nuovo inizio. Ricerche indipenden­ti hanno mostrato quanto valga il peacekeepi­ng, che previene il dilagare della violenza e di solito riduce di oltre il 90% i civili uccisi, rispetto al periodo che precede il dispiegame­nto di forze.

Sappiamo anche che le operazioni di pace sono efficaci in termini di costi. Il bilancio del peacekeepi­ng Onu rappresent­a meno della metà dell’1% della spesa militare globale, ed è ripartito tra tutti i 193 Stati Membri. Studi condotti negli Usa mostrano che il rapporto costibenef­ici delle missioni di pace Onu sia circa otto volte superiore a quello che si registra quando gli Stati Uniti agiscono da soli. Un investimen­to che rende molto di più quando consideria­mo la crescita economica e la prosperità che derivano dalla maggiore stabilità e sicurezza che di solito fanno seguito a missioni di pace concluse con successo.

Nel nostro mondo interconne­sso, l’emergenza del terrorismo globale significa che l’instabilit­à in un luogo è una minaccia dovunque. Le operazioni di pace Onu sono in prima linea negli sforzi che facciamo per prevenire che emergano aree sottratte alla legalità, dove insicurezz­a, crimine transnazio­nale e estremismo possano fiorire. Il peacekeepi­ng è dunque un investimen­to per pace, sicurezza e prosperità globali.

Dal Salvador alla Namibia, dal Mozambico alla Cambogia, le nostre missioni hanno contribuit­o a creare un’eredità di stabilità, sviluppo e crescita

economica. Cinquantaq­uattro di esse hanno completato il proprio mandato e sono terminate; altre due, in Liberia e Costa D’Avorio, si aggiungera­nno a questa lista nei prossimi mesi. Se da una parte il peacekeepi­ng delle Nazioni Unite si confronta a sfide e limiti, va però riconosciu­to anche il successo che esso ha riscosso.

La Repubblica Centrafric­ana era alle prese con la minaccia di un genocidio quando sono intervenut­e le nostre forze di pace, due anni fa. Oggi, il Paese ha un nuovo governo eletto in maniera pacifica e democratic­a, e sta lottando per imboccare il cammino verso pace, stabilità, disarmo e stato di diritto. La nostra missione, Minusca, sta for- nendo un sostegno cruciale per ridurre la minaccia posta dai gruppi armati, anche se la situazione rimane ardua. È spaventoso immaginare le tragiche conseguenz­e di un mancato intervento delle forze di pace.

In Sud Sudan, i peacekeepe­r Onu stanno offrendo rifugio a oltre 200.000 civili che sono fuggiti quando le loro case sono state distrutte dai combattime­nti. Mentre la carestia perseguita il Paese, le forze di pace garantisco­no la sicurezza che consente alle agenzie umanitarie di intervenir­e.

La pace nel nostro mondo potrebbe sembrare un concetto astratto. Ma la pace sul terreno dipende da un lavoro quotidiano duro e estenuante, in condizioni difficili e pericolose. Il mondo conta sulle forze di pace dell’Onu per raggiunger­e luoghi dove altri non possono né vogliono andare, nonostante i tanti ostacoli che devono affrontare.

Troppo spesso, le operazioni di pace delle Nazioni Unite affrontano un divario tra obiettivi e risorse disponibil­i per conseguirl­i. In molti luoghi, le forze di pace sono dispiegate dove le parti in conflitto mostrano poco impegno per la pace. Le missioni di pace stesse costituisc­ono sempre di più il bersaglio delle parti in conflitto e di estremisti violenti. Affrontare questa nuova realtà richiede una seria riforma strategica da parte no- stra, basata su un’analisi di mandati, capacità delle nostre missioni e collaboraz­ione con i governi e con altri attori. Le operazioni di pace vanno adattate ai contesti pericolosi e difficili con cui sono ora alle prese.

Abbiamo già attuato riforme che hanno ridotto significat­ivamente i costi, consentend­oci al contempo una maggiore flessibili­tà per dispiegare le forze con breve preavviso. Ma occorre fare di più. Sono pertanto determinat­o a lavorare con governi, organizzaz­ioni regionali e altri partner per assicurare che le operazioni di pace abbiano gli strumenti e le regole di cui necessitan­o.

Le missioni di pace delle Nazioni Unite sono state macchiate negli anni recenti da sconvolgen­ti casi di sfruttamen­to e abuso sessuale, che rappresent­ano una scandalosa violazione di tutto ciò che ci sta a cuore. Affrontare questa piaga costituisc­e una priorità per tutto il sistema delle Nazioni Unite. Ho presentato un piano a tutti gli Stati Membri volto a porre fine all’impunità, che prevede la creazione di difensori dei diritti delle vittime sia nelle nostre missioni di pace sia a livello di quartier generale. Su questo intendo mobilitare i leader mondiali.

Quando si chiede alle persone in tutto il mondo quali siano le loro priorità, da New York a New Delhi, dal Cairo a Cape Town, tutte danno la stessa risposta: vogliono sicurezza, per far crescere i loro figli in pace e dar loro l’educazione e le opportunit­à per costruirsi un futuro. Le forze di pace delle Nazioni Unite rappresent­ano uno dei modi in cui noi adempiamo a quell’aspirazion­e universale e rendiamo il mondo più sicuro per tutti.

Mobilitazi­one Ho presentato un piano per porre fine all’impunità sui casi di abusi sessuale

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