I tre soprintendenti e il progetto bloccato
Alleluja: i tre soprintendenti di Siracusa che, legge alla mano, bloccarono un mega intervento edilizio sotto il castello Eurialo non dovranno pagare ai cementieri i 240 milioni di euro che pretendevano di danni. Pari a 2.675 anni di stipendi netti per ogni funzionario. Tutto comincia nel 2011 quando la società Am Group della famiglia Fortino, proprietaria di un milione e 300 mila metri quadri a Siracusa, firma col sindaco di destra un accordo incredibile. Trasferisce al Comune, come ricostruisce siracusanews.it, «una superficie complessiva di 939.490 mq da destinare alla realizzazione del Piano Territoriale delle Mure Dionigiane e altri 205.537 mq da destinare a servizi pubblici, viabilità e parcheggi» ottenendo in cambio l’ok alla costruzione di 71 ville e due grandi centri direzionali nell’area dell’antico quartiere di Epipoli, ai piedi del castello voluto da Dionisio nel IV sec. a.C. Detto fatto, il Comune concede il permesso di costruire. L’area è tutelata dal ‘59 dal vincolo archeologico ribadito nel ‘66 dal decreto del Presidente della Regione Siciliana? Il Comune, infischiandosene, ha previsto nel piano regolatore del 2007, col via libera stupefacente della allora soprintendente Mariella Muti (che poi andrà in pensione con la «104» per fare l’assessore alla Cultura!) che ci si possa costruire. Tutto pare ormai perduto, per gli ambientalisti e i difensori del patrimonio culturale, quando Rosa Lanteri (archeologia), Alessandra Trigilia (paesaggio) e Aldo Spataro (beni architettonici) bloccano il progetto per la plateale violazione della tutela archeologica. Risposta dei proprietari: una causa ai tre sovrintendenti, per danni, da 200 milioni di euro. Saliti successivamente a 240. Non bastasse, ecco arrivare contro i tre custodi della legalità l’assegnazione ad altra sede, poi annullata ma di nuovo rilanciata col trasloco al Polo museale: dove avrebbero dato meno fastidio agli speculatori. La legge, però, era chiara. E dopo aver perso il ricorso al Tar gli aspiranti palazzinari, che contavano sulla perizia di un ingegnere aerospaziale (!) ignaro di archeologia e dicevano d’«avere pronti i compratori delle villette» nell’Oman, hanno perso anche quello davanti al Cga, il massimo organo della giustizia amministrativa in Sicilia. «Quand’anche si dovesse accettare che una domanda di risarcimento come prospettata dalla parte avesse ingresso in questo processo, non si vede come da due atti perfettamente legittimi potrebbe scaturire la violazione di un interesse legittimo che dovrebbe giustificare l’emergenza del danno da risarcire».