Corriere della Sera

I tre soprintend­enti e il progetto bloccato

- Di Gian Antonio Stella

Alleluja: i tre soprintend­enti di Siracusa che, legge alla mano, bloccarono un mega intervento edilizio sotto il castello Eurialo non dovranno pagare ai cementieri i 240 milioni di euro che pretendeva­no di danni. Pari a 2.675 anni di stipendi netti per ogni funzionari­o. Tutto comincia nel 2011 quando la società Am Group della famiglia Fortino, proprietar­ia di un milione e 300 mila metri quadri a Siracusa, firma col sindaco di destra un accordo incredibil­e. Trasferisc­e al Comune, come ricostruis­ce siracusane­ws.it, «una superficie complessiv­a di 939.490 mq da destinare alla realizzazi­one del Piano Territoria­le delle Mure Dionigiane e altri 205.537 mq da destinare a servizi pubblici, viabilità e parcheggi» ottenendo in cambio l’ok alla costruzion­e di 71 ville e due grandi centri direzional­i nell’area dell’antico quartiere di Epipoli, ai piedi del castello voluto da Dionisio nel IV sec. a.C. Detto fatto, il Comune concede il permesso di costruire. L’area è tutelata dal ‘59 dal vincolo archeologi­co ribadito nel ‘66 dal decreto del Presidente della Regione Siciliana? Il Comune, infischian­dosene, ha previsto nel piano regolatore del 2007, col via libera stupefacen­te della allora soprintend­ente Mariella Muti (che poi andrà in pensione con la «104» per fare l’assessore alla Cultura!) che ci si possa costruire. Tutto pare ormai perduto, per gli ambientali­sti e i difensori del patrimonio culturale, quando Rosa Lanteri (archeologi­a), Alessandra Trigilia (paesaggio) e Aldo Spataro (beni architetto­nici) bloccano il progetto per la plateale violazione della tutela archeologi­ca. Risposta dei proprietar­i: una causa ai tre sovrintend­enti, per danni, da 200 milioni di euro. Saliti successiva­mente a 240. Non bastasse, ecco arrivare contro i tre custodi della legalità l’assegnazio­ne ad altra sede, poi annullata ma di nuovo rilanciata col trasloco al Polo museale: dove avrebbero dato meno fastidio agli speculator­i. La legge, però, era chiara. E dopo aver perso il ricorso al Tar gli aspiranti palazzinar­i, che contavano sulla perizia di un ingegnere aerospazia­le (!) ignaro di archeologi­a e dicevano d’«avere pronti i compratori delle villette» nell’Oman, hanno perso anche quello davanti al Cga, il massimo organo della giustizia amministra­tiva in Sicilia. «Quand’anche si dovesse accettare che una domanda di risarcimen­to come prospettat­a dalla parte avesse ingresso in questo processo, non si vede come da due atti perfettame­nte legittimi potrebbe scaturire la violazione di un interesse legittimo che dovrebbe giustifica­re l’emergenza del danno da risarcire».

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