L’Europa dice sì a Vivendi-Tim «Ma ora ceda il digitale terrestre»
La Commissione: il gruppo francese ha il controllo «de facto». Domani il consiglio
Generali ha venduto ieri il 3,04% di Intesa Sanpaolo «chiudendo» l’ultimo capitolo della vicenda che nei primi mesi di quest’anno aveva acceso i fari in Piazza Affari su ipotesi di un’operazione fra la banca e la compagnia di assicurazioni. Il gruppo di Trieste ha ceduto i 510 milioni di titoli Intesa fuori mercato per non provocare conseguenze rilevanti
La Commissione europea ha stabilito che Vivendi ha il controllo «de facto» di Tim. Ma per poter mantenere questa posizione è necessario che il gruppo telefonico ceda Persidera, la società per il digitale terrestre. E’ la condizione posta dall’Antitrust Ue al gruppo francese, che aveva chiesto a Bruxelles di approvare l’acquisizione del controllo di Tim, di cui ha il 23,9%.
Il verdetto è arrivato ieri ed è un via libera condizionato che non ha impatto diretto su Vivendi, almeno non sul perimetro di attività, bensì sul gruppo telefonico, anche se non si tratta di una condizione particolarmente Il gruppo telefonico dovrà cedere Persidera La conta nel board e il ruolo dei sindaci Il francese Philippe Donnet, amministrato re delegato di Generali sulle quotazioni, e ha comunicato di aver contestualmente «posto termine all’operazione in strumenti derivati collateralizzati effettuata per coprire il rischio economico collegato all’acquisto delle azioni». Ciò significa che la compravendita si è conclusa in termini «neutrali» per il Leone e che i compratori finali delle azioni saranno individuabili nel caso superino con tali acquisti la soglia del 3% di Intesa.
Il Leone aveva rilevato il
La richiesta di cedere Persidera, ha spiegato la Commissione deriva dal fatto che «Vivendi avrebbe avuto un incentivo ad aumentare i prezzi applicati ai canali televisivi sul mercato dell’accesso all’ingrosso delle reti televisive del digitale terrestre, in cui Persidera e Mediaset detengono ciascuna una quota significativa», mentre sul mercato delle telefonia «Vivendi non avrebbe la capacità o l’incentivo per escludere altri concorrenti dai mercati di rilievo». Nel dispositivo la Ue precisa che la delibera non ha impatto sulla decisione dell’Agcom, che ad aprile ha imposto a Vivendi di ridurre la partecipazione in Mediaset al di sotto del 28,8%. Il gruppo francese, che ha annunciato ricorso al Tar, entro il 18 giugno deve presentare un piano d’azione all’Authority.
Ora la palla passa a Tim, che deve portare in consiglio la richiesta della Commissione Ue. Una riunione è in programma per domani. Il gruppo telefonico ha il 70% della società dei multiplex televisivi mentre il restante 30% è in mano all’Editoriale Gedi, nuova denominazione dell’ex Gruppo Espresso, che ha un diritto di covendita. Sarà importante vedere cosa deciderà il board, per due terzi (10 su 15) espressione di Vivendi. I tre consiglieri esecutivi, Arnaud de Puyfontaine, Frédéric Crepin ed Hervé Philippe hanno solo l’obbligo di dichiarare l’eventuale conflitto di interessi, ma possono votare come gli altri cinque indipendenti indicati da Vivendi. I membri in quota Assogestioni invece bocceranno quasi pacchetto lunedì 23 gennaio (inizialmente sotto forma di prestito titoli, convertito poi in acquisto delle azioni) dopo che nel weekend precedente erano corse voci su ipotesi di progetti relativi a Generali maturati da parte di Intesa. Per «bloccare» eventuali mosse della banca guidata da Carlo Messina il Leone aveva alzato con il 3% la barriera delle «partecipazioni incrociate». Intesa il giorno dopo aveva reso ufficiali riflessioni riguardanti anche una Il Ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine possibile «combinazione industriale» con Trieste. Un mese più tardi la banca aveva invece comunicato di aver completato le valutazioni e abbandonato l’ipotesi di un’operazione con Trieste. Ecco dunque ieri l’ultimo atto (ormai scontato) con la cessione delle azioni da parte di Generali, che ha precisato di mantenere «un’esposizione marginale» nella banca «come investimento finanziario ordinario». certamente la cessione di Persidera. Resta da capire cosa faranno il presidente Recchi e il ceo Flavio Cattaneo.
Insomma, una bocciatura non si può escludere. Se dovesse succedere Vivendi potrebbe avere buon gioco nel contestare il dispositivo della Ue, negando nei fatti di avere il controllo di Tim. E così scongiurerebbe anche il rischio che la Consob possa chiedere ai colleghi francesi dell’Amf di imporre a Bollorè di consolidare nel bilancio Vivendi i conti pro quota di Tim, inclusi i 32 miliardi di debito.
La condizione