Corriere della Sera

L’Europa dice sì a Vivendi-Tim «Ma ora ceda il digitale terrestre»

La Commission­e: il gruppo francese ha il controllo «de facto». Domani il consiglio

- Federico De Rosa

Generali ha venduto ieri il 3,04% di Intesa Sanpaolo «chiudendo» l’ultimo capitolo della vicenda che nei primi mesi di quest’anno aveva acceso i fari in Piazza Affari su ipotesi di un’operazione fra la banca e la compagnia di assicurazi­oni. Il gruppo di Trieste ha ceduto i 510 milioni di titoli Intesa fuori mercato per non provocare conseguenz­e rilevanti

La Commission­e europea ha stabilito che Vivendi ha il controllo «de facto» di Tim. Ma per poter mantenere questa posizione è necessario che il gruppo telefonico ceda Persidera, la società per il digitale terrestre. E’ la condizione posta dall’Antitrust Ue al gruppo francese, che aveva chiesto a Bruxelles di approvare l’acquisizio­ne del controllo di Tim, di cui ha il 23,9%.

Il verdetto è arrivato ieri ed è un via libera condiziona­to che non ha impatto diretto su Vivendi, almeno non sul perimetro di attività, bensì sul gruppo telefonico, anche se non si tratta di una condizione particolar­mente Il gruppo telefonico dovrà cedere Persidera La conta nel board e il ruolo dei sindaci Il francese Philippe Donnet, amministra­to re delegato di Generali sulle quotazioni, e ha comunicato di aver contestual­mente «posto termine all’operazione in strumenti derivati collateral­izzati effettuata per coprire il rischio economico collegato all’acquisto delle azioni». Ciò significa che la compravend­ita si è conclusa in termini «neutrali» per il Leone e che i compratori finali delle azioni saranno individuab­ili nel caso superino con tali acquisti la soglia del 3% di Intesa.

Il Leone aveva rilevato il

La richiesta di cedere Persidera, ha spiegato la Commission­e deriva dal fatto che «Vivendi avrebbe avuto un incentivo ad aumentare i prezzi applicati ai canali televisivi sul mercato dell’accesso all’ingrosso delle reti televisive del digitale terrestre, in cui Persidera e Mediaset detengono ciascuna una quota significat­iva», mentre sul mercato delle telefonia «Vivendi non avrebbe la capacità o l’incentivo per escludere altri concorrent­i dai mercati di rilievo». Nel dispositiv­o la Ue precisa che la delibera non ha impatto sulla decisione dell’Agcom, che ad aprile ha imposto a Vivendi di ridurre la partecipaz­ione in Mediaset al di sotto del 28,8%. Il gruppo francese, che ha annunciato ricorso al Tar, entro il 18 giugno deve presentare un piano d’azione all’Authority.

Ora la palla passa a Tim, che deve portare in consiglio la richiesta della Commission­e Ue. Una riunione è in programma per domani. Il gruppo telefonico ha il 70% della società dei multiplex televisivi mentre il restante 30% è in mano all’Editoriale Gedi, nuova denominazi­one dell’ex Gruppo Espresso, che ha un diritto di covendita. Sarà importante vedere cosa deciderà il board, per due terzi (10 su 15) espression­e di Vivendi. I tre consiglier­i esecutivi, Arnaud de Puyfontain­e, Frédéric Crepin ed Hervé Philippe hanno solo l’obbligo di dichiarare l’eventuale conflitto di interessi, ma possono votare come gli altri cinque indipenden­ti indicati da Vivendi. I membri in quota Assogestio­ni invece bocceranno quasi pacchetto lunedì 23 gennaio (inizialmen­te sotto forma di prestito titoli, convertito poi in acquisto delle azioni) dopo che nel weekend precedente erano corse voci su ipotesi di progetti relativi a Generali maturati da parte di Intesa. Per «bloccare» eventuali mosse della banca guidata da Carlo Messina il Leone aveva alzato con il 3% la barriera delle «partecipaz­ioni incrociate». Intesa il giorno dopo aveva reso ufficiali riflession­i riguardant­i anche una Il Ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontain­e possibile «combinazio­ne industrial­e» con Trieste. Un mese più tardi la banca aveva invece comunicato di aver completato le valutazion­i e abbandonat­o l’ipotesi di un’operazione con Trieste. Ecco dunque ieri l’ultimo atto (ormai scontato) con la cessione delle azioni da parte di Generali, che ha precisato di mantenere «un’esposizion­e marginale» nella banca «come investimen­to finanziari­o ordinario». certamente la cessione di Persidera. Resta da capire cosa faranno il presidente Recchi e il ceo Flavio Cattaneo.

Insomma, una bocciatura non si può escludere. Se dovesse succedere Vivendi potrebbe avere buon gioco nel contestare il dispositiv­o della Ue, negando nei fatti di avere il controllo di Tim. E così scongiurer­ebbe anche il rischio che la Consob possa chiedere ai colleghi francesi dell’Amf di imporre a Bollorè di consolidar­e nel bilancio Vivendi i conti pro quota di Tim, inclusi i 32 miliardi di debito.

La condizione

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