Il manifesto di Waters
La metafora di un drone pacifista i rifugiati, sberleffi anti-Trump: politica (e poesia) dell’ex Pink Floyd
Il primo album dell’era (anti)trumpista. C’è voluta l’elezione del presidente più discusso di sempre per richiamare in servizio — discografico, visto che nei live non si era mai fermato — Roger Waters. «Is This the Life We Really Want?», quarto album solista dell’ex Pink Floyd, esce oggi, a 25 anni di distanza dal precedente «Amused to Death». «È un viaggio che parla della natura trascendentale dell’amore — così lo ha definito durante un recente incontro pubblico organizzato dal New York Times —. Di come l’amore ci può aiutare a passare dalle nostre attuali difficoltà a un mondo in cui tutti possiamo vivere un po’ meglio».
Per scoprire il meglio bisogna conoscere il peggio. E Waters ha le idee chiare. Nel libretto del disco c’è una foto di Trump coperto da pecette nere (trovata che torna in tutto il progetto grafico) sotto la scritta «un leader senza cervello», la title track si apre con la registrazione di una delle consuete tirate contro la stampa e nel testo c’è un riferimento a un presidente «sciocco». «Quell’uomo è pazzo. E quando lo chiamo “nincompoop”, sciocco, lo faccio a ragion veduta: deriva dal latino non compos mentis, incapace di intendere e di volere. Gli si addice».
Il rocker inglese ha battuto tutti sul tempo. Gli U2 si sono arenati sullo scoglio Donald e sono tornati in studio per aggiornare «Songs of Experience». Waters ci rimuginava da tempo. Il suo concerto dello scorso anno al Desert Trip, festival della nostalgia rock, prevedeva un maiale gonfiabile con la scritta «Trump is a pig» e sugli schermi parodie con il ritratto del miliardario.
Non solo Trump. I testi sono poesia e impegno. Commuove la strofa di «Déjà Vu», ballad piano, archi e chitarra acustica, in cui la voce profonda di Waters si mette nei panni di un drone che si potrebbe trovare di fronte «una donna ai fornelli che cuoce pane o riso». È la canzone da cui è nato tutto. «Avevo scritto un radiodramma in cui un vecchio irlandese portava il nipote in un giro del mondo immaginario per trovare risposta ad alcune domande fondamentali. Il produttore Nigel Godrich ha tenuto solo inizio e fine», ha detto il musicista. Nella title track c’è il manifesto. Ogni volta che uno studente finisce sotto un carroarmato, ogni volta che un giornalista marcisce in prigione, ogni volta... è colpa del silenzio e dell’indifferenza di tutti. Tienanmen, la guerra, la società dei mass media... Sembra di tornare ai temi di «Amused to Death». «Cosa sono 25 anni? Un attimo che fugge. Anche i 75 mila anni dell’uomo sulla Terra non sono niente. Non mi sorprende che politicamente e socialmente il mondo faccia gli stessi errori del 1992. Mi spiace invece che siamo così lenti a imparare la lezione», ha detto. «The Last Refugee» è uno sguardo sul dramma dei rifugiati. «Broken Bones» un’accusa violenta al sistema a stelle e strisce. Il testo ricorda che alla fine della Seconda guerra mondiale l’Europa avrebbe potuto essere libera invece ha scelto di «obbedire alla ricchezza» e al «sogno Americano» ma sono tutte «str... e bugie». Nelle 12 tracce, alcune già eseguite dal vivo nel tour partito venerdì (in Europa dovrebbe arrivare l’anno prossimo)
c’è più Waters (e Godrich) che Pink Floyd. Dialoghi sovrapposti, effetti sonori, bombe e sirene, tic tac di orologi. È il pianoforte lo strumento guida; la chitarra è spesso acustica e senza quelle cavalcate elettriche e psichedeliche alla Gilmour. Rimane il senso di sospensione floydiano, come se le canzoni si allargassero alla ricerca di uno spazio fisico e mentale. Il finale è una suite con tre brani, «Wait for Her», «Oceans Apart» e «Part of Me Died». Una poetica storia d’amore che per un attimo ci fa dimenticare le angosce del presente. Questo amore è così forte che nella chiusura trionfa su un elenco di orrori — giustizia sommaria, case abbattute dai bulldozer (da tempo Roger boicotta Israele per l’occupazione dei territori), donne sfigurate dall’acido — ma allo stesso tempo ce li rimette sotto gli occhi. Quanto durerà Donald?