Un Ecofestival con 140 concerti MiTo esplora i suoni della natura
Il paesaggio al centro della musica. Sul podio Chailly, Noseda, Metzmacher
Si andrà per fiumi sereni e per mari tempestosi, per albe e tramonti incantati. Musica e natura per MiTo 2017. Undicesima edizione sotto il segno di un ecosistema che è anche paesaggio sonoro, da proteggere e tenere vivo al pari degli altri elementi. E allora, dal 3 al 21 settembre prossimi, Milano e Torino si faranno città risonanti di armonie antiche e moderne, di linguaggi molteplici, di una biodiversità sonora feconda, capace di rinnovare l’ascolto. «La musica classica è di per sé un inno alla natura — avverte Nicola Campogrande, compositore e direttore artistico del festival — visto che ormai è quasi l’unica che si suoni con strumenti prodotti con materiali naturali, soprattutto legno, e il cui repertorio trova nella natura stessa gran parte della sua ispirazione».
Se ne avrà prova nei 140 concerti, equamente divisi tra le due città, e per metà gratuiti, di un cartellone scandito su temi che rimandano all’avvicendarsi delle stagioni. L’esordio, il 3 settembre alla Scala e il 4 al Regio di Torino, vedrà la Maher Jugenorchester diretta da Ingo Metzmacher in una novità di Anna Clyne ispirata ai profumi della sera e seguita dal Concerto in fa di Gershwin, viaggio nella notte americana, da Nel regno della natura di Dvorak, e da Daphnis et Chloé di Ravel. Mentre la chiusura è affidata alla Filarmonica della Scala, il 20 a Milano agli Arcimboldi, il 21 al Regio di Torino, sul podio Riccardo Chailly in un programma tutto «di luce», quella cangiante di Ligeti, quella scura di Bartok, quella sfavillante di Respighi.
I due sindaci, Chiara Appendino e Giuseppe Sala, sottolineano il rapporto privilegiato tra i due capoluoghi e la comune volontà di una rigenerazione urbana che passa anche dalla musica e dalla cultura. Anna Gastel, da due anni presidente di MiTo, ricorda con orgoglio la presenza nel programma di 115 compositori di oggi, con 10 prime esecuzioni italiane. Tra i nomi, quelli del finlandese Rautavaara, del cinese Tan Dun, del francese Ducros, dell’estone Korvits, dello spagnolo Andres. E per le nuove frontiere Usa gli Eight Blackbird, protagonisti del concerto American Landscapes. Un variegato panorama contemporaneo aperto a Il direttore artistico Campogrande: la classica è di per sé un inno all’ambiente ascoltatori di ogni età, compresi i più piccoli, a cui è pensata la rassegna al Dal Verme dai 2 anni in su.
Dedicata a fiumi e ruscelli la serata che vedrà l’Orchestra del Regio diretta da Gianandrea Noseda nella Pastorale di Beethoven e la Moldava di Smetana. Al Nord è dedicato il concerto di Santa Cecilia, mentre alle Primavere il Rachmaninov del Secondo concerto e le Sacre di Stravinskij (Sinfonica della Rai). Sul fronte solisti, molta attesa per Salvatore Accardo, il cui violino eseguirà la prima de Il canto della fabbrica, composto da Francesco Fiore, ispirato ai rumori della Pirelli di Settimo Torinese.
Visto il successo della scorsa edizione che ha portato a cantare insieme in piazza Duomo e in piazza San Carlo oltre 25mila persone, il 9 e il 10 si tiene la Giornata dei Cori, con migliaia di partiture distribuite gratis così che tutti possano cantare i brani in programma. E negli stessi giorni un altro coro risuonerà nelle due piazze principali per la Nona di Beethoven, eseguita dai ragazzi dell’Orchestra Giovanile Italiana diretta da Daniele Rustioni. Due città riunite dall’Inno alla gioia.