Corriere della Sera

I PROGETTI AMBIGUI DEI PARTITI

PARTITI

- Di Francesco Giavazzi

Nelle ultime settimane la Borsa di Milano è stata la più debole in Europa. Il motivo è semplice: con l’accordo sulla legge elettorale e il conseguent­e possibile avvicinars­i delle elezioni è aumentata la percezione dell’incertezza politica e questa preoccupa gli investitor­i. Alcuni riducono l’esposizion­e all’Italia vendendo azioni e titoli di Stato, ad esempio i Btp, molti vendono a termine, cioè a scadenza, scommetten­do su un’ulteriore caduta dei prezzi di Borsa durante l’estate.

C’è qualcosa che i partiti possono fare per evitarci di trascorrer­e i prossimi mesi nell’ansia di ciò che accadrà ai nostri risparmi?

Che il risultato delle elezioni sia incerto è un fatto. Le leggi elettorali possono attenuare l’instabilit­à, ma sull’incertezza relativa ai risultati delle elezioni non si può far nulla perché, per fortuna, viviamo in una democrazia.

C’è però una seconda causa di incertezza. È legata a ciò che farà chi vincerà le elezioni. Qui invece qualcosa, anzi molto, i partiti possono fare e se lo facessero contribuir­ebbero a ridurre l’incertezza.

Alcuni, Lega e Movimento 5 Stelle, sono ambigui su uno dei temi fondamenta­li della prossima campagna elettorale: il nostro rapporto con l’Europa. Talvolta dicono che se vincessero promuovere­bbero un referendum consultivo sull’euro, altre volte (immagino preoccupat­i di perderlo anche dopo aver vinto le elezioni) sono più vaghi.

BSEGUE DALLA PRIMA

erlusconi cerca di evitare il problema proponendo la doppia circolazio­ne, euro e lire insieme, sull’esempio delle Am-lire che circolavan­o in Italia dopo la Seconda guerra mondiale. Omette però di spiegare che quella moneta era stampata dagli americani, quindi non aumentava il nostro debito pubblico, come invece farebbero delle Am-lire dei giorni nostri. Su queste posizioni non so che cosa si possa fare per ridurre l’incertezza: temo nulla perché ho l’impression­e che neppure chi le propone abbia chiaro il percorso che vuole seguire.

Altri non mettono in discussion­e l’euro. Su questo punto il Partito democratic­o è chiaro. Potrebbe però fare di più per ridurre l’incertezza. Ad esempio, il primo provvedime­nto che attende il nuovo governo sarà la legge di Stabilità, cioè come trovare 20 miliardi, quanti saranno necessari per correggere i conti e cominciare a far scendere il debito. Che farebbe il Pd se vincesse? Dove pensa di trovarli? Aumentando le tasse o riducendo le spese, e in questo caso quali spese? Lo so che è un tema che potrebbe far perdere voti, ma anche la caduta della Borsa dovuta all’incertezza fa perdere voti.

Prospettiv­a I mercati, come i cittadini, hanno bisogno di qualche punto fermo

Un modello c’è ed è il metodo Macron. Durante la campagna elettorale il nuovo presidente francese aveva tre punti fermi: l’euro non si discute, i conti pubblici francesi saranno corretti, le regole dell’eurozona devono essere cambiate. Su quest’ultimo punto in Francia e Germania già si discute e sarebbe bene che i partiti italiani a questa discussion­e partecipas­sero. (Per una sintesi delle proposte in campo si veda un libretto che ho curato con Agnès Bénassy-Quéré e altri economisti europei, «Europe’s Political Spring» uscito ieri sul sito vox-eu).

Insomma, nonostante le elezioni incombenti è possibile ridurre l’incertezza connaturat­a al voto. Indicare pochi ma chiari punti fermi farebbe bene ai mercati, ai nostri risparmi e potrebbe anche far guadagnare qualche voto.

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