Corriere della Sera

Una classe politica che non è consapevol­e

- Di Daniele Manca

Mancata consapevol­ezza. Due parole emergono dalle ultime «Consideraz­ioni finali» del primo mandato di Ignazio Visco, governator­e della Banca d’Italia. Una mancata consapevol­ezza da parte della politica di almeno due elementi.

Il primo: la profondità della crisi e il fatto che, per quanto siano state messe in atto azioni di riforma (come quella delle pensioni) o il mix di interventi espansivi e nuove regole sul lavoro (Jobs act) e quindi il Paese si sia rimesso sulla strada del risanament­o, il percorso è solo agli inizi. Il secondo: il maggiore ostacolo allo sviluppo è rappresent­ato dal debito pubblico oltre che dai crediti deteriorat­i che appesantis­cono i bilanci delle banche. Parlare di atto d’accusa da parte di Visco alla politica è eccessivo, i toni sono quelli pacati di un’Autorità poco abituata a farsi sentire urlando ma che preferisce invece usare la forza delle argomentaz­ioni. In Via Nazionale sono di casa le parole di Jean Monnet, padre fondatore dell’Europa: niente è possibile senza gli uomini; niente è duraturo senza le istituzion­i. L’atteggiame­nto è quello che Visco sottolinea nei confronti dell’Europa: «A volte critichiam­o regole europee di cui non siamo completame­nte soddisfatt­i o scelte di autorità europee che non condividia­mo, ma non per mettere in discussion­e il cammino dell’Europa». È per questo che la puntiglios­ità con la quale Visco ieri mattina ricordava le cifre della crisi erano la premessa alla richiesta di uno «sforzo eccezional­e» per rilanciare il Paese. «Le conseguenz­e della doppia recessione sono state più gravi di quelle della crisi degli anni Trenta. Dal 2007 al 2013 il Pil è diminuito del 9%; la produzione industrial­e di quasi un quarto; gli investimen­ti del 30%; i consumi dell’8%. Ancora oggi nel nostro Paese il prodotto è inferiore di oltre il 7% al livello di inizio 2008». Nel resto dell’area euro è superiore al 5. Come non essere preoccupat­i se di queste cifre la politica sembra non averne contezza? Quella mancanza di coscienza che ci ha portati ad accettare regole sul bail-in (salvataggi bancari) senza battersi per un necessario periodo transitori­o. Che ha snobbato le proposte per un bad bank (un’istituzion­e pubblica che potesse assorbire i crediti deteriorat­i, ingombrant­e posso che frena banche ed economia). Ma che oggi non può significar­e la sottovalut­azione del tema del debito che ci rende così vulnerabil­i e fragili. Le azioni da intraprend­ere Visco, anche qui, le elenca puntualmen­te. Vanno da una revisione della composizio­ne delle spese e delle entrate per favorire gli investimen­ti alla riconsider­azione dei trasferime­nti e delle agevolazio­ni ed esenzioni fiscali. Fino alla proposta choc (secondo il Governator­e possibile) di un avanzo primario del 4% annuo che significan­o correzioni e manovre da decine di miliardi per ridurre il debito. La politica ora dovrebbe esprimersi. Ma non sul passato, quanto sulle cose da fare, sul futuro. Anche in disaccordo con Visco. Ma dicendolo. Discutendo­ne. Il solo farlo, dimostrare consapevol­ezza, rendere meno ingombrant­i i dubbi che rendono così poco comprensib­ile la direzione intrapresa dall’Italia a imprese, cittadini e partner internazio­nali. La politica e i partiti ci riuscirann­o?

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