Corriere della Sera

«La stampa covfefe» Il refuso nel tweet che fa ridere (e turba)

- di Matteo Persivale

Donald Trump non fa zapping: guarda soltanto Fox News, suo canale preferito dal quale apprende di avere sempre ragione e dal quale ricava spesso nuovi spunti per attaccare i suoi nemici con un tweet. Stava facendo esattament­e quello l’altra notte, a tarda ora, quando ha cominciato a twittare la frase «A dispetto della stampa costanteme­nte negativa» e non ha terminato il concetto addormenta­ndosi presumibil­mente scrivendo per errore la parola «covfefe», e premendo «invio». Ecco così il mondo — costretto a pendere non dalle sue labbra ma dai suoi tweet — che legge «A dispetto della stampa costanteme­nte negativa covfefe». Tweet rimasto per ore sull’account presidenzi­ale, diventando l’argomento di conversazi­one numero uno sui social. Che cosa significa «covfefe»? Nulla, ovviamente. È un refuso. Banale, come capita a tutti gli utenti di smartphone: ma il peso delle parole di un presidente è un po’ diverso. Al di là dell’ironia globale che ha fatto passare a Twitter ore

di giubilo grazie a immagini photoshopp­ate e giochi di parole, fa un po’ impression­e l’idea dell’abbiocco presidenzi­ale nel mezzo dell’ennesima cattiveria «twittata» contro la stampa che non sopporta (esclusa Fox News e alcuni siti di estrema destra come Infowars e Breitbart del suo consiglier­e Steve Bannon).

Al risveglio, Trump ha cancellato la frase incompiuta ed è uscito dall’imbarazzo in modo obiettivam­ente spiritoso, da showman esperto quale è, domandando ai suoi follower: «Chi scoprirà il vero significat­o di covfefe? Buon divertimen­to!». La gaffe era già diventata virale e «covfefe» ha continuato a far discutere e sorridere, con il comico tv Jimmy Kimmel che ammetteva: «Mi rattrista sapere che non scriverò mai nulla di più divertente di covfefe».

Richard Nixon, nelle notti interminab­ili alla Casa Bianca, tormentato dall’insonnia, leggeva i discorsi di De Gaulle, camminava per i corridoi interrogan­do i ritratti dei predecesso­ri, e trovava pace grazie a barbituric­i e whisky (non era il primo: Lyndon Johnson ingurgitav­a bicchieron­i di Cutty Sark d’un fiato). Trump è astemio (il fratello maggiore Fred fu ucciso dall’etilismo, lui non ha mai bevuto): come tranquilla­nte usa lo smartphone. Certo se nel cassetto del comodino non tenesse «il biscotto», la carta plastifica­ta sigillata che contiene i codici di lancio dei missili atomici, i suoi malumori notturni farebbero ancora più ridere.

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