Corriere della Sera

Gros: sul credito il logorio politico frena le soluzioni

- Francesca Basso

«Se le banche sono in perdita, la scelta è solo tra chi deve pagare: se si dice che il risparmiat­ore non deve essere toccato vuol dire che è il contribuen­te a mettere i soldi. Ma perché è preferibil­e che paghi il contribuen­te anziché il risparmiat­ore?». Per Daniel Gros, direttore del Centro per gli studi di politica europea (Ceps), uno dei più autorevoli think tank di Bruxelles, «le regole sul bail in funzionano».

Non era meglio quando la gestione delle crisi bancarie era affidata alle banche centrali nazionali? Per il governator­e Visco sono troppi a decidere nella Ue.

«Le grandi crisi bancarie in Spagna, Irlanda e Portogallo sono avvenute quando erano responsabi­li le banche centrali nazionali. La grande crisi del 2007 si è sviluppata proprio sotto il vecchio regime. Il nodo sta su chi deve pagare».

È giusto insistere sulla ricapitali­zzazione degli istituti anche se è troppo costosa?

«Il bail in è un problema semplice e complicato. Le banche pensano che gli npl (crediti deteriorat­i, ndr) valgano il doppio di quello che si può ricavare sul mercato. Ma nessuno può sapere chi ha ragione: se gli istituti o gli hedge fund. Se la risoluzion­e è veloce questi crediti valgono poco, con un po’ di pazienza possono valere di più. Questa incertezza può essere risolta con un capitale a rischio. Se hai abbastanza capitale a rischio da fonti private la questione è risolta. Ma se nessuno vuole comprare, nemmeno il capitale italiano che conosce la situazione non si fida dell’opinione delle banche, allora il test dell’Europa ha senso». Quindi non vanno cambiate le regole Ue?

«No, funzionano. Se si trova del capitale italiano coraggioso il problema degli npl delle banche italiane si può risolvere».

Perché la crisi del sistema bancario italiano non è ancora conclusa? La politica ha le

Quando una banca è in perdita, per salvarla perché è preferibil­e che paghi il contribuen­te anziché il risparmiat­ore?

sue responsabi­lità?

«All’inizio le banche non hanno voluto vedere le perdite. In Spagna è stato fatto il bail in e le stime delle perdite sono state molto generose per essere protetti da sorprese negative. In Italia si è protratto un logorio e non è stata riconosciu­ta la necessità di aggiustame­nti anche se difficili». Dove abbiamo sbagliato?

«Il caso Alitalia è emblematic­o del Paese. Avete una vocazione turistica, quindi sono importanti i collegamen­ti aerei e a basso costo. Questo servizio è stato offerto dalle compagnie low cost. Alitalia non ci è riuscita. Bisognava prenderne atto invece di salvarla più volte. E anche le parti sociali non si sono rese conto della situazione».

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Ceps Daniel Gros, direttore del Centro per gli studi di politica europea

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