«Nuovi partiti? Senza di noi non esiste il centrosinistra»
Il vicesegretario e le scelte di Pisapia
«Il dialogo sulla legge elettorale tra Pd, Forza Italia, M5s e Lega ha un valore di pacificazione. Pur con tutti gli interrogativi di prospettiva che pone, il fatto che si stia lavorando per costruire sulle regole una larga condivisione è una novità utile non banale, che può farci superare alcune fratture profonde del passato». Da vicesegretario democrat, Maurizio Martina tiene a evidenziare la novità di metodo nella trattativa sulla legge elettorale. Sebbene da ministro dell’Agricoltura debba fare i conti con il collega Angelino Alfano, a cui Matteo Renzi ha dato il benservito dopo anni di governo: «Non c’è stata nessuna logica vendicativa. Sulla legge elettorale abbiamo valutazioni differenti, e capisco che questo modello di voto apra per Ap una sfida difficile quanto ambiziosa. Ma rivendico il lavoro svolto insieme in una legislatura che era nata morta e che invece ha aiutato il Paese».
Magari la soglia al 5% ha l’obiettivo anche di impedire l’arrivo in parlamento di una sinistra extra-Democratica.
«Non mi pare, visto che Mdp e Si concordano. Semmai sono convinto che, se il “tedesco” verrà approvato, il Pd dovrà caricarsi di una forte ambizione: aprirsi ancora di più come forza pluralista, sociale, civica».
Intanto Pisapia ha lanciato per luglio un’assemblea nazionale per dare vita a un nuovo soggetto politico.
«Non so come evolverà quel percorso. Sulla stessa legge elettorale hanno opinioni diverse. Io credo fermamente che non ci sia centrosinistra senza il Partito democratico».
E lei sembra fare la parte del poliziotto buono. Renzi teme nemici a sinistra?
Su RaiUno Il segretario del Partito democratico Matteo Renzi, 42 anni, ieri sera negli studi del programma di Bruno Vespa tema è questo. Vuole dire proporre un altro modello di sviluppo e di società. Vuole dire nuova centralità del lavoro e della comunità. E soprattutto un orizzonte europeo. Su questo e su altro siamo pronti al confronto».
Il fatto che ripeta sempre «centrosinistra» nasce dalla preoccupazione che il seme di Romano Prodi possa germogliare in un altro campo?
«Il Pd è figlio dell’Ulivo e questo cordone ombelicale non lo taglierà nessuno. La nostra radice è ulivista».
Vi accusano...
«Chi ci accusa: chi ha ammazzato l’ulivo?».
Pisapia non ha ammazzato l’Ulivo e anche lui vede una deriva centrista del Pd.
Nè si può far finta di non vedere che lo scenario politico è mutato dopo la sconfitta del referendum costituzionale. Anche la legge elettorale è figlia del risultato del 4 dicembre. Senza dimenticare che — in un sistema tripolare — nemmeno il maggioritario può garantire la stabilità».
Quindi vi candidate a governare con le larghe intese.
nostro Paese deve poter scegliere tra proposte diverse perché differenti sono le prospettive per il futuro. E il Pd, chiusa l’intesa sulle regole, dovrà preparare la sua proposta per l’Italia».
Servirebbe tempo allora...
«Il nostro congresso non è stata solo una conta, ma anche un’esperienza unica che ha coinvolto migliaia di persone