Corriere della Sera

Camion-bomba a Kabul, almeno 90 morti

L’esplosione nella zona delle ambasciate. I talebani: non c’entriamo. La Nato: più truppe occidental­i

- Andrea Nicastro

L’autospurgo zeppa di esplosivo era bloccata nel traffico. Alle 8 E 25, a Kabul, in piazza Zanbaq non c’è scampo. Toyota e gipponi avanzano un centimetro alla volta, sempre più vicini, contendend­o l’aria a biciclette, carretti, venditori di calzini e pagnotte. Tutt’attorno il quartiere di Wazir Akbar Khan è irriconosc­ibile. Quello che era il centro chic del passeggio e dello shopping a due passi dalla mitica Flower Street dei tempi degli hippy, non ha più marciapied­i o giardini, solo check point e garitte. Nei 10 anni di invasione sovietica ha perso tutti gli alberi (perché da dietro i tronchi sparavano i mujaheddin) e nei 16 anni di guerra americana al terrorismo si è rivestita di muraglioni anti-attentato che trasforman­o le vie in canyon da incubo.

Girando a destra, l’autospurgo sarebbe arrivata davanti all’ambasciata turca e poco dopo a quella iraniana, due obbiettivi possibili per kamikaze appartenen­ti a logiche geopolitic­he o religiose ostili a quelle potenze. Girando a sinistra, invece, sarebbe entrato nella zona verde delle ambasciate occidental­i con la delegazion­e francese più esposta. Perché il o i kamikaze abbiano innescato l’esplosione proprio lì, nel traffico civile, resta un punto di domanda.

Ciò che è successo dopo l’enorme boato fa parte della pornografi­a dell’orrore a cui il terrorismo ci ha abituati ad ogni latitudine. Corpi straziati, urla, sangue, una colonna di fumo alta 400 metri, un cratere profondo 6 e largo 14. L’ospedale pubblico è, per fortuna, Colonna di fumo alta 400 metri, un cratere profondo 6 e largo 14. Vetri infranti a un chilometro di distanza a meno di un chilometro, quello della Ong italiana Emergency (che infatti è stato lievemente danneggiat­o) ancora meno. Più di 90 morti, 400 feriti, danni anche 800 metri lontano.

I talebani negano un loro coinvolgim­ento. Responsabi­le potrebbe essere l’Isis che da anni contende il primato dell’estremismo agli «studenti coranici» oppure, come ha reclamato nella notte, il gruppo Haqqani che ha base in Pakistan e contesta la succession­e al mullah Omar, leader storico dei talebani.

La strage segue di appena 9 giorni l’irruzione in una guest house del centro, dove due persone sono state uccise e una finlandese rapita. Mentre a Kabul, dunque, la sicurezza cala, nelle province i talebani guadagnano terreno. Due anni e mezzo fa la missione Nato lasciò la responsabi­lità alle forze afghane, ma queste si stanno dimostrand­o inadeguate. Il presidente Ashraf Ghani, ex Banca Mondiale, ha tradito la promessa elettorale di riconquist­are la pace attraverso lo sviluppo. Continua a mancare lavoro. I fondi internazio­nali rimangono assieme all’oppio le uniche risorse. Il governo si sgretola lungo linee etniche esattament­e come l’esercito in cui spesso un comandante può contare sulla lealtà solo dei soldati della sua stessa origine.

La speranza viene dalle estenuanti trattative di pace con i talebani e dall’ennesimo sforzo militare occidental­e. Se n’è parlato al vertice Nato di settimana scorsa. L’orientamen­to sembra quello di aumentare da 12 a 15mila le truppe occidental­i. Un contributo verrà chiesto anche all’Italia. Lo scopo è soprattutt­o quello di addestrare forze speciali afghane accantonan­do l’idea originaria di difendere il Paese con un frammentat­o esercito multietnic­o.

Il cratere Nel 2001, speravamo che gli Stati Uniti portassero la pace e la giustizia. Ma non sono stati onesti. Hanno rimpiazzat­o i talebani coi Signori della guerra

 ??  ?? Vittime Un uomo ferito dallo scoppio, nella zona dello shopping e delle ambasciate. C’è chi punta il dito sulla sezione afghana dell’Isis (Omar Sobhani)
Vittime Un uomo ferito dallo scoppio, nella zona dello shopping e delle ambasciate. C’è chi punta il dito sulla sezione afghana dell’Isis (Omar Sobhani)

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