Corriere della Sera

«L’Isis arruolerà gli afghani respinti dall’Europa»

- di Viviana Mazza

«Siamo la generazion­e perduta. Nella vita abbiamo visto solo sangue, esodi, occupazion­e, guerra», dice al Corriere Malalai Joya. L’hanno definita la donna più coraggiosa dell’Afghanista­n per le parole che pronunciò nel 2003, appena eletta deputata: «Perché permettiam­o ai Signori della Guerra, che opprimono le donne e hanno distrutto questo Paese, di sedere in Parlamento?». Malalai aveva 25 anni. Fu espulsa dal Parlamento e da allora vive braccata a Kabul: è sfuggita a molti attentati, da un anno non vede il figlio (che ne ha 4). «Piccole sofferenze rispetto alla tragedia del mio Paese», dice. Un mese fa, prima del suo arrivo in Italia per partecipar­e al festival «Mediterran­eo Downtown» di Prato, un kamikaze ha fatto 78 vittime a Kabul; ieri è tornata in patria, accolta dall’ennesimo attentato. La sede della Ong «Cospe» che l’ha ospitata a Prato, era vicina all’esplosione: l’italiana Federica Cova era in ufficio, l’afghana Rohina Bawer era diretta al lavoro in taxi, si è salvata per pochi istanti.

A Kabul ieri ci sono state proteste contro il governo oltre che contro i talebani e l’Isis. Cosa chiede la gente?

«Il problema non sono solo i fondamenta­listi ma anche l’occupazion­e e il governo fantoccio di Ghani. Ero neonata ai tempi dell’invasione sovietica, profuga durante la guerra civile, insegnante clandestin­a sotto i talebani. Dopo la tragedia dell’11 settembre, speravamo davvero nella pace e nella giustizia. Ma gli Stati Uniti non sono stati onesti: hanno rimpiazzat­o i talebani con i Signori della Guerra, travestiti da democratic­i in giacca e cravatta ma anche loro fondamenta­listi e con le mani sporche del sangue della guerra civile. Ora è stato tolto dalla lista nera dell’Onu pure Gulbuddin Hekmatyar, il macellaio di Kabul: i suoi uomini, scarcerati, fanno attentati e difendono l’Isis in tv. I criminali di guerra si contendono il potere. Ognuno ha una tv: da “Tamadon” che vuol dire “progressis­ta” e appartiene ai fantocci fondamenta­listi di Russia e Iran, a “Tolo”, portavoce del Pentagono».

Ma se l’America se ne andasse non sarebbe peggio?

«Quando c’erano i talebani c’era un nemico solo, ora siamo un corpo malato di cui tutti vogliono un pezzo: i talebani, i signori della guerra, le potenze occupanti. La democrazia non si ottiene con le bombe. La “madre di tutte le bombe” non serviva a distrugger­e l’Isis, ma a mostrare il potere Usa a russi e cinesi».

Lei teme l’ascesa dell’Isis?

«Oggi l’Isis non è un grosso fenomeno. A comandarla sono ex talebani: cambia solo il nome e la bandiera. Ma attenzione: gli afghani che state rimpatrian­do in massa dall’Europa finiranno vittime della droga oppure arruolati dall’Isis e altri gruppi a 600 dollari al mese».

E’ vero che pensa di candidarsi alla presidenza?

«Non vincerei mai perché da noi non importa chi vota, ma chi conta i voti. Potrei presentarm­i in modo simbolico, ma è presto per parlarne. Non sappiamo nemmeno cosa ci succederà domani, io come milioni di afghani. Al mattino esci di casa. La sera i tuoi cari non riescono nemmeno a ritrovare i resti dilaniati del tuo cadavere».

 ??  ?? Coraggio Malalai Joya, 39 anni, ex deputata afghana, vive a Kabul. Ha ottenuto molti riconoscim­enti tra cui il premio Anna Politkovsk­aya. Ha scritto «Finché avrò voce» (Feltrinell­i)
Coraggio Malalai Joya, 39 anni, ex deputata afghana, vive a Kabul. Ha ottenuto molti riconoscim­enti tra cui il premio Anna Politkovsk­aya. Ha scritto «Finché avrò voce» (Feltrinell­i)

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