L’Europa si può rifondare e salvare Ma occorre una spinta dal basso
Servono «differenti corsie», non più velocità. I segnali positivi ci sono
scongiurare la minaccia peggiore: la crisi bancaria e migratoria che vive oggi l’Italia.
Trovo motivi di incoraggiamento soprattutto nei movimenti spontanei. Penso a «Pulse of Europe» che ha preso avvio a Francoforte a novembre; al movimento «Best for Britain»; come pure alla resistenza al partito Fidesz-Unione civica del primo ministro Viktor Orbán in Ungheria. La resistenza in Ungheria deve sembrare altrettanto scioccante per Orbán quanto sorprendente per me. Orbán ha tentato di impostare la sua linea politica come un conflitto personale ingaggiato con me. Ha voluto erigersi a difensore della sovranità ungherese, tacciandomi di speculatore monetario che sfrutta i suoi soldi per esercitare controllo sull’Ungheria, allo scopo di trarne vantaggi.
La verità invece è che ho l’orgoglio di dichiararmi fondatore della Central European University, che dopo 26 anni è nella classifica dei 50 migliori istituti al mondo nell’ambito delle scienze sociali. Con il mio sostegno finanziario, la Ceu ha difeso la sua libertà di insegnamento non solo dalle interferenze del governo ungherese, ma anche dal suo fondatore!
Da questa esperienza ho tratto due lezioni: primo, non basta affidarsi alla legalità per difendere le società aperte, occorre anche combattere per quello in cui si crede.
Secondo, ho imparato che la democrazia non può essere imposta dall’esterno, ma deve essere conquistata e difesa dai popoli. Ammiro il modo coraggioso con cui gli ungheresi hanno opposto resistenza alle menzogne e alla corruzione del regime di Orbán. Per concludere, anche se il cammino da percorrere si presenta irto di difficoltà, vedo con fiducia aprirsi una prospettiva non solo di sopravvivenza, ma anche di rinnovamento dell’Unione europea.
(Traduzione di Rita Baldassare)